Venerdì 22 Novembre 2024

L'Anm attacca Nordio: "Abbiamo il diritto e il dovere di intervenire"

Ora il dibattito è diventato uno scontro. Il ministro della Giustizia passa al contrattacco delle critiche mosse negli ultimi giorni dall’Associazione nazionale magistrati al suo progetto di riforma. Il dito del Guardasigilli è puntato contro il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia: «Se il rappresentante di un sindacato di magistrati, prima che fosse noto il testo del disegno di legge, pronuncia tutta una serie di critiche severissime», allora, «secondo me in corretto italiano significano interferenze», tuona Nordio durante la sua partecipazione ad un festival a Taormina. Ribadendo che «l’interlocutore istituzionale del governo e della politica non è il sindacato, ma il Csm». Inevitabile, dopo qualche ora, la reazione del diretto interessato: «I magistrati e l’Anm, che ne ha da oltre un secolo la rappresentanza, hanno non solo il diritto ma anche il dovere di prendere parola, per arricchire il dibattito sui temi della giustizia – replica Santalucia – . Perché in tal modo ampliano il confronto e contribuiscono, con il loro punto di vista argomentato e ragionato, a migliorare ove possibile la qualità delle riforme. Questa è l’essenza della vita democratica». Sul tema è intervenuto in queste ore anche il vicepremier Antonio Tajani: «Forza Italia vuole che si raggiunga un accordo complessivo per la riforma. La decisione adottata dal Consiglio dei Ministri l’altro giorno va nella giusta direzione, ma è una tessera del grande mosaico. Ora bisognerà andare avanti con la separazione delle carriere, cioè portare a compimento quello che era il disegno di Silvio Berlusconi». Al centro delle polemiche c’è soprattutto la misura della cancellazione dell’abuso di ufficio che Nordio difende. Poi le polemiche rispedite al mittente delle ex toghe ora nei partiti: «sia Cafiero De Raho che Pietro Grasso sono entrati subito in politica dopo avere cessato la carica di pm senza il periodo di decantazione che sarebbe necessario. Di nomi ce ne sono tanti. A suo tempo avevo detto che il magistrato non dovrebbe mai fare politica, poi ho ritenuto che dopo cinque anni dalla cessione del mio lavoro in magistratura questa decantazione potesse giustificare il fatto di assumere una carica governativa». Ma il coordinamento di Area Dg (Area democratica per la giustizia) insiste: «così si va verso un diritto diseguale».

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