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Titanic: countdown per trovare il sottomarino disperso. Restano due giorni di ossigeno

Si fa di ora in ora più affannoso lo sforzo dei team di Usa e Canada per salvare le 5 persone a bordo del piccolo sommergibile Titan disperso da ieri nell’Atlantico mentre era sulle tracce del relitto del Titanic, adagiato a 3800 metri di profondità a circa 600 chilometri dalle coste nordamericane di Terranova. Lo confermano citati dalla Bbc i responsabili dei soccorsi, coordinati da Boston: precisando, per bocca dell’ammiraglio John Mauger, della Guardia Costiera Usa, che il primo difficile passo necessario è quello di localizzare il batiscafo in un tratto di mare remoto. Ma non senza aggiungere che anche laddove esso fosse individuato in tempi relativamente brevi, occorrerebbe poi "l'expertise» di altri specialisti ad hoc per recuperare le 5 persone a bordo - un pilota francese, tre facoltosi ospiti (due pachistani, uno britannico) nonché il boss americano della società proprietaria dell’imbarcazione subacquea - dagli abissi. I contatti con il Titan sono stati persi da ormai oltre 20 ore, un’ora e 45 minuti dopo la sua immersione in profondità. E agli occupanti già ieri sera non restavano più di 70-96 ore di riserve d’ossigeno. Le ricerche sono condotte dal mare e dal cielo. La Guardia Costiera degli Usa ha messo a disposizione due Hercules C-130, mentre le autorità canadesi contribuiscono con un C-130 e un secondo velivolo P-8: tutti dotati di strumenti sofisticati per la perlustrazione subacquea dall’alto. In mare è stata inoltre dispiegata una rete di sonar, per cercare di cogliere la minima eco del mini sommergibile scomparso nell’oceano.

Chi c'era a bordo

Tra i passeggeri, c'è un ricco uomo d’affari britannico, che è anche esploratore e turista spaziale, Hamish Harding, 58 anni, amministratore delegato di una società di vendita di jet privati Action Aviation che ha sede a Dubai. Harding è stato tra i primi a scendere nel punto più profondo della Fossa delle Marianne, il Challenger Deep, nell’Oceano Pacifico. Ci sono anche un uomo d’affari pakistano Shahzada Dawood, uno degli uomini più ricchi del suo Paese, e suo figlio Suleman, 19 anni appena, proprietari di un gruppo industriale che, nel 2022, ha avuto un fatturato da 1,2 miliardi di euro: Dawood vive con la sua famiglia nel Regno Unito e sponsorizza il Seti Institute, un istituto in California che si propone di esplorare e comprendere l’origine dell’universo. A bordo c'è anche l’esploratore francese Paul-Henry Nargeolet, 73 anni, che ha guidato diverse spedizioni al Titanic e supervisionato il recupero di molto manufatti dal relitto. E si è imbarcato anche Stockton Rush, il Ceo di OceanGate, la società che ha organizzato la missione, e che si fa pagare fino a 250mila dollari ciascun partecipante (nessun sedile, ci si siede per terra a gambe incrociate) e che non richiede, agli arditi, alcuna esperienza di immersione (come spiega il sito web del tour operator).
Il tempo stringe. E a sentire uno dei consulenti di OceanGate, David Concannon, ci sono apparecchiature determinanti per la localizzazione, ferme «sull'asfalto» dell’aeroporto dell’isola britannica di Guernsey, bloccate dalla burocrazia statunitense. «Dobbiamo muoverci. Non abbiamo minuti o ore. Dobbiamo muoverci ora», ha tuonato, parlando con NewsNation. «Quando comunico con il governo degli Stati Uniti, ricevo risposte tipo "fuori ufficio. Non da tutti, ovviamente, ma da persone determinanti per firmare e dare l’autorizzazione».
Intanto, è buio pesto anche su cosa possa essere accaduto. Le ipotesi sono le più disparate: un black-out che ha fatto saltare le comunicazioni, un cortocircuito che ha innescato un mini-incendio a bordo, che potrebbe aver danneggiato non solo i sistemi operativi (ma anche generato fumi tossici), oppure il natante, sospinto dalle correnti, è rimasto impigliato tra i detriti del Titanic. Di certo, se il sommergibile è ancora intatto e non è imploso, quelli a bordo oltre a rischiare di rimanere senza ossigeno, quelli a bordo hanno sicuramente molto freddo e saranno in uno stato di estrema tensione. Anche perché probabilmente sanno che trovare il sommergibile è solo il primo passo: una volta che verrà individuato - a seconda della profondità dove si trova - trarlo in superficie non sarà affatto scontato.

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