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Russia, quando Khasbulatov e Rutskoi sfidarono Eltsin. I drammatici fatti di 30 anni fa

La rivolta in Russia di Prigozhin e del suo gruppo armato Wagner contro il presidente Vladimir Putin e l’Esercito regolare di Mosca fa tornare alla mente i drammatici eventi di trent'anni fa, con l’insurrezione armata nell’autunno 1993 di Ruslan Khasbulatov e Aleksandr Rutskoi contro l’allora presidente russo Boris Ieltsin. Rispettivamente capo del parlamento e vicepresidente della Federazione russa, Khasbulatov e Rutskoi, alla testa dell’opposizione conservatrice comunista contraria al corso di apertura e liberalizzazione indiscriminata avviata da Eltsin dopo la dissoluzione dell’Urss e del Pcus sovietico, organizzarono una resistenza a oltranza asseragliati con i loro fedelissimi all’interno della Casa Bianca, la sede del parlamento russo a Mosca.

Per tredici giorni Khasbulatov e Rutskoi, appoggiati da centinaia di loro sostenitori pesantemente armati, guidarono la resistenza del Parlamento ribellatosi alla decisione sul suo scioglimento annunciata da Eltsin il 21 settembre 1993. Scaduto l’ultimatum dato ai rivoltosi, la mattina del 4 ottobre scattò l’assalto armato da parte dell’esercito regolare. Mentre cecchini sostenitori dei rivoltosi sparavano indiscriminatamente dai tetti nel centro di Mosca bersagliando anche auto di giornalisti occidentali che si recavano precipitosamente in redazione, colonne di carri armati e blindati circondarono rapidamente la Casa Bianca, prendendo posizione anche lungo il Kutuzovski Prospekt e il ponte sulla Moscova al di là del quale sorge il bianco edificio del parlamento russo. Per diverse ore infuriò un’autentica battaglia, con colpi di cannone e spari di armi automatiche a ripetizione contro il parlamento trasformatosi in fortezza dei rivoltosi. Diversi piani dell’edificio andarono in fiamme, con gli incendi e lunghe colonne di fumo protrattesi per alcuni giorni. Nel pomeriggio del 4 ottobre Khasbulatov e Rutskoi si arresero, furono arrestati e trasferiti nel carcere di Lefortovo a Mosca. Successivamente dal parlamento uscirono anche gli ultimi rivoltosi, anch’essi tratti in arresto. Nella capitale fu imposto il coprifuoco notturno con l’esercito impegnato a bonificare le diverse sacche di resistenza dell’opposizione comunista che ancora si registravano nella capitale. Il presidente Eltisn parlò al Paese annunciando che la rivolta armata organizzata «da comunisti e fascisti» era stata schiacciata. Non vi sono numeri precisi sul numero delle vittime dello scontro armato di quei giorni a Mosca, dove alla vigilia del bombardamento del parlamento si erano registrati violenti combattimenti fra esercito e sostenitori dei rivoltosi anche al quartier generale della tv pubblica russa di Ostankino. Le vittime, da una parte e dall’altra, furono sicuramente decine, forse centinaia. Khasbulatov, che era nato a Grozny in Cecenia, è morto lo scorso gennaio all’età di 80 anni. Mentre Rutskoi, che è un ex generale nato in Ucraina e che ha combattuto in Afghanistan con le forze sovietiche, ha attualmente 75 anni e vive in Russia. Entrambi furono scarcerati nel 1994 grazie ad una amnistia decretata dal nuovo parlamento russo.

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