Domenica 22 Dicembre 2024

Caso La Russa jr, cosa può rivelare uno smartphone senza sim?

Sempre più spesso, la risoluzione di casi di cronaca nera si avvale dei dati digitali, che i responsabili di un crimine possono disseminare involontariamente nel web. I dispositivi che fanno ormai parte del nostro quotidiano accumulano una cronologia degli eventi, tracciando in tempo reale posizioni e movimenti. Il caso del presunto stupro che coinvolge il figlio di Ignazio La Russa rappresenta una situazione unica nell'ambito dell’informatica forense, data la posizione istituzionale del presidente del Senato. Gli investigatori hanno potuto sequestrare lo smartphone del 23enne Leonardo, ma non possono sequestrare la sim, che risulterebbe intestata al padre e, di conseguenza, protetta dall’immunità parlamentare. Come sottolineano gli esperti, però, la maggior parte delle informazioni rilevanti è ancora accessibile anche senza la sim (“subscriber identity module”, ovvero “modulo di identità dell'abbonato”). La memoria interna dei cellulari conserva infatti elementi come foto, contatti, messaggi di testo e dati di geolocalizzazione. L'analisi dei log di sistema può inoltre rivelare dettagli cruciali sui dati di connessione alla rete wireless e sulle app installate. Analogamente, l'esame del traffico telefonico “tradizionale” (diverso da quello veicolato via Internet, come ad esempio avviene con le app di messaggistica) può essere effettuato tramite una richiesta formale all'operatore telefonico da parte dell'autorità giudiziaria. La sim può anche memorizzare contatti e messaggi di testo, sebbene questa pratica sia meno comune con i moderni smartphone, che tendono a conservare tutto all’interno del dispositivo o nel cloud (la “nuvola” virtuale che funziona come un archivio accessibile online). In definitiva, anche il piccolo supporto di plastica e chip di silicio intestato alla seconda carica dello Stato, contiene presumibilmente “segreti” irrilevanti, con una sola possibile eccezione: le chiavi di autenticazione per la rete. E questo potrebbe complicare le indagini se vi fossero dati crittografati sul dispositivo che, come avviene in rari casi, richiedono l'autenticazione della sim per essere decifrati. Anche questa barriera, però, può essere superata: gli esperti di informatica forense, tramite l'uso di software avanzati e tecniche specializzate, possono estrarre il “token” (la “chiave digitale”) di autenticazione memorizzato nel dispositivo, o utilizzare metodi di validazione alternativi.

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