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Rogo in Rsa di Milano: terminati i funerali in un Duomo quasi deserto. L'arcivescovo: disgrazia incomprensibile. Sala: gli ospiti sono soli

Nonostante il funerale fosse aperto a tutta la cittadinanza sono poche le persone arrivate in Duomo per le esequie dei sei anziani

Si sono conclusi nel Duomo di Milano i funerali dei sei anziani morti nel rogo della Rsa Casa per Coniugi lo scorso 7 luglio: Laura Blasek, Paola Castoldi, Mikhail Duci, Anna Maria Garzia, Loredana Labate e Nadia Rossi. A celebrare la funzione l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini e in prima fila le autorità cittadine, tra cui il sindaco, Giuseppe Sala che per oggi ha proclamato il lutto cittadino. Il Comune si è occupato delle spese per i funerali, anche considerando che delle sei vittime due non avevano più famiglia. Anche la pm Tiziana Siciliano che indaga sul caso del rogo nella Rsa è presente alle esequie. Ci sono poi il prefetto Renato Saccone, alcuni assessori e consiglieri comunali, il questore Giuseppe Petronzi. E per la Regione Lombardia l’assessore Gianluca Comazzi. Le bare sono entrate nel Duomo quasi deserto dall’ingresso principale, sotto un cielo plumbeo e la pioggia. Sopra i feretri rose bianche e rosse. Nonostante il funerale fosse aperto a tutta la cittadinanza sono poche le persone arrivate in Duomo per le esequie dei sei anziani. Nella cattedrale a parte i parenti e le istituzioni sono presenti poche persone. Ed è stato il sindaco Sala, seguito dai familiari e dalle poche persone che hanno partecipato alle esequie, ad accompagnare le sei salme fuori dalla cattedrale di Milano. Dopo un’ultima benedizione i carri funebri si sono diretti verso i cimiteri di Chiaravalle, Greco, Lambrate.

L'omelia dell'arcivescovo

«Questa celebrazione, nella sua austera solennità, non è una specie di patetico gesto di risarcimento per una disgrazia troppo incomprensibile». Lo ha detto l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, durante i funerali delle 6 vittime dell’incendio della Rsa: «Piuttosto è l’incontro drammatico tra la pietà commossa e l’impotenza insuperabile della città e la Parola che parla con una autorità troppo più alta di ogni parola umana. La pietà e l’impotenza quando entrano in chiesa possono farsi domanda, preghiera. E cosa è capitato quella notte? Il pensiero umano si smarrisce, la casa, la vita è devastata, le istituzioni sono impotenti».

«No, non è vero. Tu non sei un niente che si perde nel nulla. No, non è vero. Tu non sei una solitudine desolata che è destinata a svanire senza che alcuno ne senta la mancanza»   ha detto Delpini. Delle sei vittime del rogo due erano infatti senza famiglia. «Anche se non hai nessuno della famiglia, anche se nessuno verrà alla tua tomba per deporre un fiore, tu non sei solo - ha aggiunto l’arcivescovo - No, non è vero. Tu non sei una storia che nessuno ascolta, anche se il tuo racconto è talvolta un pò confuso e tra i tuoi ricordi fatichi a ripescare un nome». «No, non è vero. Tu non sei solo il fascicolo di una pratica che a un certo punto finisce in archivio, una patologia da associare a un medicinale, un posto letto occupato - ha detto ancora - No, non è vero che l’unica parola che abbiamo da dire sulla tua città e sulla tua vita è che sia una storia di desolata solitudine».  L’arcivescovo ha poi spiegato nella sua omelia che «anche chi non ha nessuno, se non si ostina in un isolamento risentito, sperimenta una trama di rapporti, una sollecitudine che ho visto abituale nel personale dell’Rsa. Anche chi, come si dice, non ha nessuno, riconosce il sorriso di chi lo accudisce ogni giorno, del compagno della camera vicina con il quale chi sa come è cresciuta una intesa, quasi una amicizia». «Anche chi, come si dice, non ha nessuno - ha concluso Delpini -, aspetta la messa della domenica e l’incontro festoso e un pò confusionario che diventa il popolo di cui si rallegra Dio».

Sala, spesso ospiti nostre Rsa sono soli

La scarsa partecipazione dei milanesi ai funerali delle sei vittime del rogo che lo scorso 7 luglio è divampato nella Rsa «Casa per coniugi» di Milano, per il sindaco Giuseppe Sala «è un pò una dimostrazione di come spesso gli ospiti delle nostre Rsa siano soli». Al termine della cerimonia il sindaco, parlando con la stampa, torna così sull'appello alla partecipazione che lui stesso aveva lanciato alla cittadinanza, proclamando il lutto cittadino. Un appello poco raccolto per varie ragioni, ha spiegato. «Due non avevano nemmeno un parente (Paola Castoldi e Mikhail Duci, ndr), altri hanno pochi parenti e sono purtroppo spesso dimenticati. Anche il nostro arcivescovo nella sua omelia lo ha sottolineato, alla fine aver voluto le celebrazioni in Duomo è stato un atto dovuto ma dal mio punto di vista aveva anche questo senso, perchè sapevo che tipo di umanità andavamo ad accompagnare. Quindi era importante che ci fossimo almeno noi come istituzioni a testimoniare il fatto che siamo vicini», ha concluso.  Le bare delle due vittime senza famigliari erano posizionate davanti al sindaco in Cattedrale. «Sì, perché io rappresentavo i parenti mancanti. Non sono pochi gli ospiti delle nostre Rsa che ormai non hanno più parenti, questo da un lato richiama al nostro dovere di farcene carico e dall’altro è un quadro di quello che la società è diventata. Una volta era molto difficile che un anziano venisse completamente abbandonato invece oggi lo è».

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