
Le regioni del Nord Italia in questi ultimi giorni sono stati colpiti da fenomeni temporaleschi molto intensi: pioggia forte, vento e grandine con chicchi grandi almeno come palline da tennis. C'è chi ha parlato di uragano, ma gli esperti ovviamente spiegano che è un termine non idoneo. Semmai, ad esempio quanto accaduto a Milano nelle scorse ore e nelle altre regioni del Nord, è un fenomeno che può essere identificato come supercella. Un temporale lungo un raggio d'azione di 30-40 con una nuvola che copre le zone interessate.
Come ha spiegato a "Repubblica" Marcello Miglietta, dirigente di ricerca dell’Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima.
"Partiamo da una cella temporalesca normale – spiega Miglietta – che si sviluppa perché l’aria calda che si alza dal suolo si scontra con l’aria fredda in quota. Quando si raggiunge la saturazione dei cumulonembi si ha la pioggia. La supercella temporalesca si differenzia perché ha un ingrediente in più, il vento non è costante con la quota ma tende a intensificarsi. Nel normale temporale, nella fase di dissolvimento l’aria più calda viene trascinata verso il basso e va a raffreddare l’aria più fredda, nella supercella questo non succede perché il vento ha un’inclinazione trasversale, chiamata wind shear".
"Le supercelle sono più pericolose perché ad esse si associano fenomeni più violenti: il wind shear è associato a grandine, tornado e downburst, cioè raffiche di vento discensionali con moto verticale".
"Di sicuro è aumentato l’interesse scientifico su questi fenomeni, che riusciamo a descrivere in maniera sempre più accurata anche grazie al progresso tecnologico. Le supercelle ci sono sempre state, ma è chiaro che con le ondate di calore e soprattutto con il notevole aumento delle temperature del mare si sviluppa più energia e quindi più fenomeni intensi".
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