
«Quando il cliente entra in un locale accetta il menù, che viene esposto fuori. Nel caso specifico i clienti avevano preso un primo e un secondo in tre. Di piatti supplementari ne ho portati ben quattro, per questo ho fatto pagare due euro: voglio che i clienti sappiano che per noi quello è un lavoro in più». Così Ida Germano, 76 anni, titolare dell’Osteria del Cavolo di Finale Ligure, si difende dopo la bufera social a causa di uno scontrino, postato da Selvaggia Lucarelli, nel quale compariva un addebito di 2 euro per aver fornito un «piattino condivisione», ossia un piatto vuoto in cui la madre avrebbe potuto riversare alcune trofie al pesto da far assaggiare alla figlia di 3 anni. Ora Germano annuncia di valutare eventuali azioni legali nei confronti di Lucarelli: «I dati sensibili presenti nello scontrino non dovevano essere pubblicati, c'erano il mio nome e cognome e il mio numero di cellulare. Vorrei venisse di persona a mangiare le mie trofie: si è lamentata del prezzo, ma sono realizzate con ingredienti di qualità. Mi spiace per la situazione ma avrei sofferto di più se avessero criticato il cibo». Quanto alla scelta di addebitare quei 2 euro, Germano la difende: «Il lavoro va remunerato - spiega - Ho 76 anni e lavoro con passione, ma è giusto che io venga pagata per quello che faccio. Le parole dette sui social e le recensioni negative non mi preoccupano, sono fiera del mio lavoro. Nel corso del tempo ho avuto tante soddisfazioni. In queste ore ho ricevuto tantissime recensioni di solidarietà da amici, clienti e colleghi. Ho ricevuto chiamate dalla Germania, dalla Svizzera e diversi legali si sono proposti di tutelarmi».
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