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La tragedia dei migranti a Steccato di Cutro: una perizia "inguaia" Frontex

Sotto accusa è finita la segnalazione del velivolo "Eagle 1" dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera

Steccato di Cutro, la spiaggia della tragedia

«Le informazioni fornite da Frontex in merito a rotta e velocità erano molto approssimative e fuorvianti». Ne è convinto l'ammiraglio Salvatore Carannante che, con la perizia fornita il 4 agosto alla Procura di Crotone, ha ricostruito le ultime ore di navigazione del caicco "Summer Love", naufragato lo scorso 26 febbraio davanti alla costa di Steccato di Cutro causando la morte di almeno 94 migranti. Sotto accusa è finita la segnalazione del velivolo "Eagle 1" dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera che, alle 22.26.13 del 25 febbraio, ha avvertito la sua sede di Varsavia, e successivamente le autorità italiane, della presenza in mare di «un'imbarcazione sospetta» che procedeva ad una velocità di 6 nodi con una rotta di 296 gradi.

«Dalla posizione dell'imbarcazione – si legge nella consulenza - sulla cartografia Open street map, come indicata da "Eagle 1", tracciando la rotta di 296 gradi verso la costa, l'unità coi possibili migranti sarebbe dovuta giungere nella zona della baia di Copanello (Catanzaro, ndc), quindi ben più a sud-ovest di Steccato di Cutro». In pratica, osserva l'ammiraglio, «la distanza che l'imbarcazione avrebbe dovuto percorrere seguendo la rotta indicata da "Eagle 1" nel report di missione, sarebbe stata di circa 53 miglia nautiche» e, con la velocità di 6 nodi rilevata dall'aereo di Frontex, il caicco «avrebbe dovuto compiere tale percorso in circa 9 ore dall'ora di avvistamento (22.26.13) e giungere sulla costa all'incirca alle ore 7.20 della mattina del 26 febbraio».

Infatti, viene spiegato, dai due fotogrammi forniti da Frontex emergerebbe che il barcone «stava procedendo ad una velocità media di circa 7,3 nodi e non di 6 nodi». Tant'è che dalle «due posizioni rilevate da "Eagle 1" su cartografia di Open street map», viene fuori che «la rotta media seguita dall'imbarcazione in questo lasso di tempo era di 325 gradi e non 296 gradi come indicato nel rapporto di missione». Da qui la deduzione del perito secondo il quale «con tale rotta» il natante «sarebbe giunto a Isola Capo Rizzuto, ovvero in una posizione di circa 8 miglia nautiche più ad est dal luogo dove sono stati poi trovati i rottami del delitto».

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