Lampedusa si è svuotata. Non ci sono migranti, in cerca di cibo o seduti ai tavoli di rosticcerie e friggitorie, per le strade di Lampedusa. Il tour de force di trasferimenti, disposti dalla Prefettura di Agrigento, ha permesso d’alleggerire l’hotspot dove, all’alba, c'erano 1.950 persone, a metà giornata 1.511 e per la tarda serata, effettuati gli imbarchi di 600 su nave diretta a Trapani e 200 per Porto Empedocle, si ipotizza rimangano 111 ospiti nell’hotspot.
Traversate e sbarchi non si sono fermati, ma rispetto ai giorni precedenti i numeri sono risultati gestibili: da mezzanotte, con tre barchini, sono giunti in 144. Ieri, invece, gli approdi erano stati 23 con oltre mille profughi.
Il «fronte» immigrazione resta però, comunque, incandescente: i 471 migranti, tra cui 205 bambini, soccorsi dalla nave Geo Barents di Medici senza frontiere sbarcheranno, nei prossimi giorni, a Brindisi e non più a Bari come inizialmente previsto.
È arrivata invece a Reggio Calabria la nave Diciotti della Guardia costiera, con a bordo 698 persone soccorse nel canale di Sicilia mentre erano a bordo di diverse imbarcazioni. Ben 398, fra cui 105 donne e 193 minori, resteranno a Reggio e verranno sistemati in una scuola della frazione di Gallico, mentre gli altri 298 sono stati fatti sbarcare a Messina.
Decisamente più complicata la gestione dei 1.300 ospiti delle tensostrutture create sul molo di Porto Empedocle dove vengono smistati buona parte dei migranti sbarcati a Lampedusa e dove, in tarda mattinata, si sono allontanati in 200 circa riversandosi lungo la strada principale del paese. Ad accorrere, bloccandoli e riportandoli indietro, garantendo rapidi trasferimenti, i carabinieri. Fra coloro che erano fuggiti, e lo ha fatto in lacrime, anche un quindicenne tunisino che, a suo dire, veniva trattato male dagli adulti. I volontari di Camastra hanno chiesto al prefetto di Agrigento, Filippo Romano, e al questore, Emanuele Ricifari, se potevano portarlo con loro, nel piccolo paese dell’Agrigentino.
Le autorità hanno, infatti, dato il via libera, evitando che l'adolescente venisse ancora, ulteriormente, maltrattato. A commuoversi anche una delle affidatarie. Sistemate, inoltre, dalle suore di Porto Empedocle otto giovani somale che erano state chiuse, durante la notte, in una casetta-tenda separata dalla bolgia, ma che sono state lo stesso continuamente molestate.
A Lampedusa, intanto, dimostrando ancora una volta un cuore grande, più famiglie si sono fatte avanti chiedendo l’affido temporaneo del bambino di circa 3 anni che è stato trovato da solo nel deserto e che è stato portato fino a Lampedusa da un giovane nordafricano. L’obiettivo dei lampedusani che si sono fatti avanti è fare in modo che il piccino, di cui non si conosce né il nome, né la nazionalità, né cosa gli sia effettivamente accaduto, resti il minor tempo possibile all’interno dell’hotspot di contrada Imbriacola, dove di lui si stanno prendendo cura i volontari della Croce Rossa e di Save the children,ma anche che rimanga, seppur temporaneamente, a Lampedusa. Con il passare delle ore, non ci sono più dubbi, non per i medici del Poliambulatorio, sul fatto che è morto per asfissia neonatale il piccolo che è nato sul barchino sul quale, assieme ad altre 39 persone, si era imbarcata da Sfax la madre ventenne. La donna, giunta nel presidio territoriale d’emergenza con ancora il cordone ombelicale che la legava al neonato e senza che avesse espulso la placenta, è stata trasferita, in elisoccorso, all’ospedale Civico di Palermo dove è ricoverata sotto choc.
Caricamento commenti
Commenta la notizia