«Shuttle to Venice» (navetta per Venezia) aveva scritto nell’ultimo post su Facebook l’autista del pullman precipitato ieri a Mestre, un’ora e mezza prima della tragedia. Avrebbe dovuto essere una giornata come le altre, alla guida del suo pullman elettrico tenuto a battesimo solo un ano fa, quella di Alberto Rizzotto, 40enne originario di Conegliano ma residente a Tezze di Piave. E invece il suo è uno dei nomi delle 21 vittime del rovesciamento del mezzo che stava guidando, l’ultimo corpo ad essere estratto dalle lamiere contorte del pullman volato oltre il guard rail per almeno una quindicina di metri.
Risale al 2014 il suo primo contratto di lavoro con la società La Linea - ad oggi il principale gruppo privato di trasporto persone su gomma in Veneto - che a sua volta aveva noleggiato l'autobus dalla compagnia Martini per fare la spola tra Venezia e il campeggio di Marghera dove era alloggiato un gruppo di turisti: "uno shuttle" appunto che portava i turisti nella città lagunare. Era un autista esperto e in buona salute, come confermato dalla sua ultima visita medica di un anno fa.
Cosa sia accaduto per spiegare la progressiva sterzata a destra del veicolo sino a spazzar via il guardrail come un ramo secco e volare ai piedi del cavalcavia resta un mistero che forse solo l’autopsia riuscirà a chiarire. Ne è convinto Massimo Fiorese, l’amministratore delegato di La Linea, che oggi è distrutto. Ed esclude categoricamente che Rizzotto possa avere avuto un colpo di sonno: «aveva iniziato il turno - racconta - solo due ore prima, penso intorno alle 18. Ha preso le persone e le stava riportando in campeggio. Avevano prenotato la corsa in 16 ma c'era posto ed evidentemente qualcuno è salito a bordo senza preavviso».
«Era un autista persona di provata esperienza, lavorava con noi dal 2014, ha avuto una pausa e poi è tornato. Si sottoponeva alle visite richieste», spiega ancora. Anche il governatore Luca Zaia ha un ricordo per Alberto Rizzotto. «L'autista era un giovane, del mio territorio, una persona conosciuta e stimata», dice.
Nella sede ultramoderna di cemento e vetro di La Linea a Fusina oggi nessuno ha voglia di parlare. Tra i più emozionati nel ricordare l’autista c'è Nicola: «sono in azienda da 8 anni e la cosa che più si notava di lui era il forte attaccamento al lavoro: si faceva un’ora di strada ogni giorno per essere in servizio». Di fronte alla sua scrivani c'è quella di Emma, l'ultima arriva del team. «Alberto era una persona buonissima. Non so dirle quanto siamo addolorati».
Anche Silvano ricorda la bontà dell’autista. «Non aveva malizia, secondi fini, era un puro - osserva - . Se si dimenticava di pulire un bus diceva 'hai ragione ho sbagliato, la prossima volta cercherò di fare megliò». Sotto all’ultimo post i commenti di conoscenti e colleghi: E quel «mettiti in contatto» subito dopo la tragedia dei colleghi ora sembra un tragico presagio.
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