Domenica 06 Ottobre 2024

La stilista Carlotta Benusiglio trovata impiccata, assolto l'ex compagno in appello

Prima un semplice testimone, poi indagato per istigazione al suicidio e in via di archiviazione, poi accusato di omicidio volontario e condannato in primo grado per «morte come conseguenza di altro reato». Infine, oggi in appello assolto da tutte le imputazioni, anche dallo stalking. E’ la parabola giudiziaria di Marco Venturi, finito a processo per il caso della stilista e sua fidanzata di 37 anni Carlotta Benusiglio, che fu trovata impiccata con una sciarpa ad un albero nei giardini di piazza Napoli, a Milano, la notte del 31 maggio 2016. Sul caso, rimasto un giallo per anni, nel giugno 2022 era arrivato il primo verdetto con rito abbreviato: il gup Raffaella Mascarino aveva deciso che non si era trattato di un omicidio, ma che la morte, un suicidio o un atto dimostrativo finito in tragedia, era stata causata dall’ex compagno, che avrebbe sottoposto Benusiglio per due anni a vessazioni, fisiche e psicologiche, e minacce. Da qui la condanna a 6 anni per morte come conseguenza di condotte persecutorie. Una sentenza spazzata via oggi pomeriggio dalla Corte d’Assise d’appello di Milano (giudici togati Caputo-Anelli), che ha assolto Venturi, con la formula «perché il fatto non sussiste», da tutte le imputazioni, da quella originariamente contestata di omicidio volontario ma pure da quella di «morte come conseguenza di altro reato», come era stata riqualificata. E anche dall’imputazione di stalking nei confronti della fidanzata. E’ stato, infine, prosciolto «per non doversi procedere» per prescrizione da un episodio di lesioni ai danni della 37enne, mentre un altro era già caduto in primo grado. «E' stata una decisione coraggiosa che condivido pienamente - ha commentato il difensore, l’avvocato Andrea Belotti -. Capisco la reazione dei parenti di Carlotta Benusiglio, però credo anche che siano state create troppe aspettative in questo procedimento e sarebbe stato più corretto essere realistici fin dall’inizio». Questa sentenza, ha aggiunto il legale, «ci dice che c'è una ragazza che si è suicidata». La madre e la sorella di Carlotta, infatti, sono uscite adirate e sconvolte dall’aula. «Spero che Carlotta non veda», ha detto la madre ai cronisti. La Procura generale, sulla base del ricorso della Procura, aveva insistito per la richiesta di 30 anni per omicidio volontario. Per l’accusa, la donna, dopo l’ennesima lite, sarebbe stata strangolata quella notte dal 47enne, il quale poi avrebbe inscenato il suicidio. Sul caso, tuttavia, hanno sempre pesato tre provvedimenti (gip, Riesame e Cassazione) con cui venne respinta la richiesta d’arresto per il fidanzato per omicidio e pure una perizia medico-legale che nelle indagini stabilì che si sarebbe trattato di suicidio. Ricostruzione, in pratica, accolta oggi dai giudici (le motivazioni tra 40 giorni). Non è finita qua, però. «Cercheremo la verità e cercheremo di dare giustizia a Carlotta - ha chiarito Pier Paolo Pieragostini, legale di parte civile con l’avvocato Gian Luigi Tizzoni -. Si può ricorrere sull'omicidio (la morte come conseguenza di altro reato a novembre si prescriverà, ndr). La Procura generale valuterà e farà i suoi passi. Il ricorso in Cassazione - ha concluso - è scontato».

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