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Abusi su una undicenne adescata in chat, condannato a 5 anni. E la madre consentiva alla bambina di prendere il treno da sola

Ingannata da quello che pensava un ragazzino come lei, conosciuto via web e che invece era un adulto. A Varese una bambina di 11 anni è stata adescata su Snapchat da un 25enne che l’ha lusingata e l’ha convinta prima a mandargli delle foto e poi ad incontrarlo. Ha abusato di lei in casa, con i genitori e le sorelle, a cui aveva detto che l’amica aveva 16 anni, nella stanza accanto.

Sono state la madre e la sorella della bambina a scoprire l'accaduto. Quando lei ha detto di essere fidanzata hanno preteso di vedere il contenuto del cellulare. Scoprendo l'orrore. Orrore confermato da una visita al Pronto Soccorso. Dopo la denuncia è arrivato l’arresto, nel marzo scorso, e l'altro ieri, mercoledì 11 ottobre, è arrivata la condanna a 5 anni in primo grado per il 25enne processato con il rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena. Una «condanna non sufficiente - secondo l’avvocato di parte civile Massimo Tatti - Come se si trattasse di una bancarotta fraudolenta. Non solo: la Procura ha indagato la madre della vittima perché le consentiva di prendere il treno a 11 anni». La ragazzina infatti aveva detto alla madre che sarebbe andata a casa di una amica, mentre invece aveva un appuntamento con il ragazzo conosciuto sui social. «La mia assistita è una madre lavoratrice separata con quattro figli. Cosa avrebbe dovuto fare? La bambina - ha aggiunto l’avvocato - prendeva il treno, di giorno, per andare a scuola. Non solo: nel cellulare del 25enne sono state trovate fotografie di altre ragazzine».

Foto che ora potrebbero diventare adesso oggetto di una seconda indagine sempre a carico del giovane. E se grazie alle immagini sul telefonino si sono scoperti gli abusi nel caso della undicenne, è stato anche grazie al telefonino che una donna di 58 anni si è salvata dalla violenza del compagno. Dallo scorso agosto la donna era vittima di un 60enne di origini tunisine che si era trasferito da lei pretendendo che lo mantenesse in tutto e per tutto. Erano seguite aggressioni e minacce. L’uomo era arrivato, completamente ubriaco, a minacciare di distruggere la casa con una molotov in mano. La vittima, stanca di essere tale, aveva quindi ideato un S.o.s. in codice con un’amica. Una sequenza di emoticon: se l’amica l’avesse ricevuta avrebbe dovuto immediatamente chiamare la polizia. Non è stato necessario: poco prima che la richiesta di soccorso venisse inviata sono arrivati gli agenti della Squadra mobile per eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del 60enne firmata dal sostituto procuratore di Como Antonia Pavan.

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