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Condannato per violenza sessuale, ginecologo continua a lavorare per l'Asp

Condannato in primo grado a 5 anni e 2 mesi di carcere per violenza sessuale su una donna, e interdetto per due anni dalla professione, svolge l’attività di ginecologo nel Palermitano. La vicenda ha suscitato l’irritazione della Funzione pubblica Cgil.

«Pur riconoscendo il legittimo principio della presunzione di innocenza, è evidente però che il garantismo non può prevalere per fatti del genere - sottolinea una nota - chiediamo alla commissaria dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo di tornare sui suoi passi. La domanda nasce spontanea: quante donne saranno disposte a farsi visitare da quel medico? E con quali paure? Certamente chi ha la disponibilità economica si rivolgerà altrove ma chi invece non può accollarsi il costo della visita, sarà costretta a rinunciare o, facendo violenza a se stessa e con mille timori, a rivolgersi al dottore» condannato.

«Occorre immediatamente rescindere il contratto e preservare l’integrità fisica e psichica delle donne», affermano Concetta La Rosa, segretaria regionale Fp Cgil, e Giovanni Cammuca, Segretario Generale Fp Cgil di Palermo. «Le ragioni addotte dalla Commissaria dell’Asp, Daniela Faraoni - aggiungono - sono inaccettabili. Ci sono ragioni di opportunità e di salvaguardia della dignità delle donne che necessariamente devono andare oltre il garantismo. Questa altra, brutta, pagina della sanità siciliana - concludono La Rosa e Cammuca - deve far riflettere anche sullo stato di coma profondo in cui versa la sanità pubblica. Occorre, come da tempo denunciamo e come abbiamo chiaramente scritto nei nostri documenti, togliere gli imbuti per l’accesso alle facoltà e alle scuole di specializzazione e procedere ad una massiccia campagna di assunzioni, abolendo i tetti di spesa che valgono per i dipendenti e non per gli incarichi professionali».

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