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Insulta i clienti ma è colpa dello stress, reintegrato in banca dopo il licenziamento e risarcito con 16 mesi di stipendio

Quando è troppo è troppo. Questa volta lo sostiene anche il tribunale di Cremona, che ha deciso di reintegrare un cassiere di una banca licenziato per aver insultato e maltrattato i clienti. Secondo il tribunale, infatti, il comportamento del lavoratore sarebbe stato giustificato dal fatto che si era trovato a lavorare per anni in un ambiente «stressogeno».

Per questo il licenziamento sarà annullato e il cassiere dovrà essere risarcito con 16 mesi di stipendio. «Al lavoratore va sicuramente rimproverato -  scrive il giudice di Cremona - di non aver saputo esercitare il dovuto autocontrollo manifestando all’esterno il proprio malessere in circostanze che richiedevano altro comportamento. Tale mancanza, però, si ritiene non possa integrare la giusta causa di licenziamento o il giustificato motivo soggettivo».

Il licenziamento del cassiere «per giusta causa» era scattato nel marzo 2022, dopo che le telecamere di sorveglianza della banca in cui lavorava lo avevano sorpreso a maltrattare i clienti in due occasioni. Al momento del licenziamento il bancario lavorava nella filiale ormai da 28 anni, durante i quali aveva spesso manifestato il proprio malessere ai suoi superiori.

Durante la pandemia, per esempio, aveva inviato un’email al direttore scrivendo «di essere costretto a contenere l'umore dei clienti della filiale e a subire qualsiasi tipo di insolenza e vessazione verbale, senza la possibilità di fare alcuna pausa di recupero di energia psicofisica».

La banca dunque, secondo il Tribunale, era a conoscenza dello stato d’animo del suo dipendente e sapeva che questo provocava in qualche caso «una modesta tolleranza allo stress». Il legale del cassiere, Domenico Tambasco, ha definito la sentenza «molto importante», perché «sul solco tracciato dalla Cassazione in materia di stress lavorativo, per la prima volta riconosce che i comportamenti 'reattivì oggetto di contestazione disciplinare possono trovare spiegazione nelle condizioni stressogene a cui sono sottoposti i dipendenti. La disfunzione organizzativa può, in determinate situazioni, giustificare quindi la condotta individuale».

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