Nessun calo di ascolti, anzi l'andamento dei programmi è generalmente positivo, mentre la riduzione del canone rischia di portare verso una ristrutturazione aziendale. I vertici della Rai passano al contrattacco sui temi caldi del momento, mentre si diffondono voci su possibili aggiustamenti in corsa del palinsesto dopo i risultati sotto le attese di alcune trasmissioni lanciate dalla nuova gestione di Viale Mazzini. A partire dalla conduzione dell’"Eredità", programma molto seguito del preserale di Rai1, oltre che traino del Tg1, che era destinata da gennaio a Pino Insegno e ora, dopo le difficoltà riscontrate dal suo nuovo show "Il mercante in fiera" su Rai2, potrebbe essere affidata di nuovo a Flavio Insinna. Nel toto-conduttore anche il nome di Marco Liorni, forte del successo di Reazione a catena nella stessa fascia.
Niente di deciso, assicurano dalla Rai: si valuterà tutto entro novembre, insieme a Banijay Italia, la società che produce il programma. Nessuno stop, per il momento, per "Avanti popolo", il talk guidato da Nunzia De Girolamo che stenta a decollare, ma a Natale si tireranno le somme. Non è in discussione neanche "Report", nonostante gli attacchi dei partiti di governo che hanno imposto la convocazione del conduttore Sigfrido Ranucci questa sera in Vigilanza, con un voto a maggioranza che secondo l'opposizione costituisce un’intimidazione. In ogni modo, solo a fine anno si faranno le verifiche sui palinsesti. «Questa narrazione degli ascolti che vanno male è alimentata dai giornali e da fonti interne: io mi sentirei di dire che non c'è, che dobbiamo rivedere alcune cose ma che nel complesso siamo soddisfatti - sottolinea l’Ad Roberto Sergio in audizione alla Camera -. Tutti i programmi in prime time o nell’intera giornata vanno molto bene. Ogni settimana la Rai ha centinaia di programmi e ci stiamo focalizzando su quattro o cinque di questi». «Non possiamo giudicare i programmi dopo due puntate: gli ascolti si giudicano sulla base delle abitudini nel tempo e il tema vero è costruire l’abitudine alla fruizione», aggiunge il dg Giampaolo Rossi, che parla di «dibattito surreale».
A gennaio qualche novità è in realtà già in cantiere. Come quella di Massimo Giletti, che dovrebbe prima condurre alcune serate speciali a inizio 2024 (una potrebbe essere per Il Giorno della Memoria), prima di mettersi al timone, probabilmente da aprile, di un programma giornalistico per il day time di Rai1, dove aveva ottenuto buoni risultati prima di approdare a La7. Le celebrazioni per i 100 anni della Radio e i 70 anni della Tv coinvolgeranno Renzo Arbore, con un format su Rai2, e Pippo Baudo, oltre a Giovanni Minoli su Rai3, mentre potrebbe esserci spazio su Rai3, dopo l’addio di Corrado Augias, per Alessandro Baricco. A preoccupare il settimo piano di Viale Mazzini è anche il taglio del canone da 90 a 70 euro, compensato quasi del tutto dai 420 milioni, legati agli investimenti della Rai, stanziati per il prossimo anno e forse per i due successivi. Sergio però, che dovrebbe portare a breve il piano industriale in consiglio di amministrazione, lancia l’allarme sull'adeguatezza delle risorse. «Se dei 70 euro di canone a noi ne arrivano solo 58, perché gli altri 12 vanno ad altri soggetti - afferma l’Ad -, questo significa per noi non avere risorse sufficienti a fare gli investimenti necessari a ridurre i costi. Insomma significherebbe non avere le risorse per fare un piano industriale di sviluppo invece che di ristrutturazione. Questo sarebbe un danno per la società e per i suoi dipendenti». «Fa bene l’Ad a denunciare che la Rai non ha le risorse sufficienti - aggiunge l’Usigrai -. Ora però serve essere conseguenti: è indispensabile fare ogni atto possibile a tutela del patrimonio aziendale».
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