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Gli italiani all'estero da 3 a 6 milioni dal 2006 a oggi. Mattarella: "Il ritorno in Italia è la nostra sfida"

Il 44% delle partenze degli italiani per espatrio avvenute nel 2022 ha riguardato giovani italiani tra i 18 e i 34 anni. E' quanto emerge dal Rapporto Italiani nel Mondo 2023 della Fondazione Migrantes che rileva rispetto agli anni precedenti, due punti percentuali in più in questa specifica classe di età. In totale, invece, le iscrizioni all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero con la motivazione "espatrio" registra un decremento: -2,1%, -1.767 iscrizioni per solo espatrio rispetto al 2022. Secondo Fondazione Migrantes è come se l’epidemia di Covid avesse reso «i migranti italiani che partono oggi meno spavaldi, meno propensi al rischio, ma con maggiore senso di responsabilità e una più intensa inquietudine rispetto ad una scelta di vita che potrebbe essere definitiva». Sono anche aumentati gli indecisi, coloro che sono in una sorta di limbo tra il qui e il là, quelli che sono andati all’estero e vi lavorano anche ma non ottemperando all’obbligo di iscrizione all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE).

Dal Report della Fondazione Migrantes è inoltre emerso che prima dell’avvento del Covid le iscrizioni all’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, in un anno arrivavano anche a 260 mila e più del 50% erano per espatrio, il peso di questa tipologia sul totale delle iscrizioni è andato scemando - dal 49,3% del 2021 su oltre 222 mila iscrizioni al 42,8% del 2022 su oltre 195 mila iscrizioni. Da gennaio a dicembre 2022 si sono iscritti all’AIRE per la sola motivazione «espatrio» 82.014 italiani (-2,1% rispetto all’anno precedente ovvero -1.767 iscrizioni).
Nonostante la generale riduzione, le caratteristiche complessive restano invariate rispetto al 2022: una mobilità prevalentemente maschile (54,6% sul totale iscritti), non coniugata (67,1%, mentre i coniugati sono il 27,3%), giovane (il 44,0% ha tra i 18 e i 34 anni) o giovane adulta (il 23% ha tra i 35 e i 49 anni).
Rispetto all’anno precedente, emergono peculiarità importanti: i minori subiscono il calo più importante (-17,8% ovvero circa 3 mila iscrizioni in meno) e a decrescere sono anche i giovani adulti (-5,7% di coloro che hanno 35-49 anni). Il 53,9% (44.210) di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero per espatrio da gennaio a dicembre 2022 lo ha fatto partendo dal Nord Italia, il 30,2% (24.729) dal Meridione e il 15,9% (13.075) dal Centro.

Gli Italiani all’estero sono circa 6 milioni, una presenza cresciuta dal 2006 del +91%. E’ quanto emerge dal Rapporto Italiani nel Mondo 2023 della Fondazione Migrantes, l’organismo pastorale della Cei. Le italiane all’estero sono praticamente raddoppiate (99,3%), i minori sono aumentati del +78,3% e gli over 65 anni del +109,8%. I nati all’estero sono cresciuti, dal 2006, del +175%, le acquisizioni di cittadinanza del +144%, le partenze per espatrio del +44,9%, i trasferimenti da altra AIRE del +70%.
Al 1 gennaio 2023 i connazionali iscritti all’AIRE sono 5.933.418, il 10,1% dei 58,8 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia continua inesorabilmente a
perdere residenti (in un anno -132.405 persone, lo -0,2%). Dal Report della Fondazione Migrantes si evidenzia il 46,5% dei quasi 6 milioni di italiani residenti all’estero è di origine meridionale (il 15,9% delle sole Isole), il 37,8% del Settentrione (il 19,1% del Nord Ovest) e il 15,8% del Centro.

La Sicilia è la regione d’origine della comunità più numerosa (oltre 815 mila). Seguono - restando al di sopra delle 500 mila unità - la Lombardia (quasi 611 mila), la Campania (+548 mila), il Veneto (+526 mila) e il Lazio (quasi 502 mila). Il 48,2% dei 6 milioni di italiani all’estero è donna (oltre 2,8 milioni). La presenza delle italiane cresce in maniera sostenuta: dal 2006 ad oggi è praticamente raddoppiata (+99,3%). Il 58,2% degli iscritti all’AIRE è celibe/nubile, il 35,3% coniugato/a. I vedovi sono il 2,2% e sono stati superati dai divorziati (2,8%). Crescono le unioni civili (3.815, 0,1%). Il Report sottolinea che l’Italia che risiede all’estero è sempre più giovane. Crescono, infatti, le classi di età centrali costituite da giovani, giovani adulti e adulti maturi: il 23,2% (oltre 1,3 milioni) ha tra i 35 e i 49 anni; il 21,7% (più di 1,2 milioni) ha tra i 18 e i 34 anni. Guardando alle classi di età più mature il 19,5% (oltre 1,1 milioni) ha tra i 50 e i 64 anni mentre gli anziani over 65 anni sono il 21,1%. Tra questi, la fascia più rappresentata è quella dei 65-74 anni (9,6%, 570 mila circa). I minori sono più di 855 mila (14,4%).

Il 51% è all’estero da più di 15 anni, il 19,3% da meno di 5 anni. Il 49% è all’estero per espatrio, il 40,4% è nato all’estero da cittadini italiani. Aumentano sia il lavoro di rettifica di posizioni irregolari (reiscrizioni da irreperibilità) al 4,4% e sia le acquisizioni di cittadinanza (3,3%). L'attuale presenza italiana all’estero è europea. L’Europa accoglie oltre 3,2 milioni di connazionali (il 54,7% del totale) mentre il continente americano segue con oltre 2,3 milioni (40,1%). Oggi le comunità italiane più numerose si trovano in Argentina (oltre 921 mila iscritti, il 15,5% del totale), in Germania (oltre 822 mila, il 13,9%), in Svizzera (oltre 639 mila, il 10,8%). Seguono Brasile, Francia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Nelle prime dieci posizioni si registrano ben tre continenti - America del Nord e Latina, Europa e Oceania.

Mattarella: "Affrontare la sfida del rientro delle risorse"

«Per garantire il futuro dell’Italia ci vuole una visione nuova e adeguata": lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio alla Fondazione Migrantes per la presentazione del rapporto Migranti Italiani nel Mondo 2023. «Il drastico calo demografico - ha aggiunto - causerà un depauperamento con conseguenze molto negative sul piano economico, culturale e sociale». «La crescita delle comunità italiane all’estero è il risultato di vari fenomeni quali internazionalizzazione e globalizzazione. Tuttavia - ha osservato ancora - la migrazione dovrebbe essere una scelta libera, non un obbligo per mancanza di occupazione e opportunità. In tal caso sarebbe soltanto una patologia a cui porre rimedio». «Il ritorno in Italia - si legge ancora nel messaggio del Capo dello Stato - è una sfida fondamentale da affrontare, per consentire alle risorse umane di reinsediarsi».

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