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Gratteri e quel posto di ministro che... svanì: “Chiedete a Renzi...”

«Mi sono costruito una vita per poter dire quello che penso, se non posso dire la verità sto zitto». Così Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli, a "Otto e mezzo" su La7 parlando della possibilità dei magistrati di esprimere pubblicamente le proprie opinioni. «Dire che i magistrati parlano solo con le sentenze è una cosa del '900. Ognuno di noi è anche un cittadino, se qualcosa non ci convince da tecnici dobbiamo farla capire anche ai non addetti ai lavori, in modo che ognuno possa prendere posizione e non dire 'io non sapevo'».
Intervistato da Lilli Gruber, Gratteri è tornato sulla questione della sua mancata nomina a ministro della Giustizia nel governo Renzi. «Ho conosciuto Renzi la notte prima che andasse da Napolitano. Abbiamo parlato due ore e mezza di giustizia, lui insisteva per nominarmi malgrado io gli spiegassi che sono un decisionista, non un mediatore. Lui resta della sua idea, il giorno dopo mi chiama il ministro Delrio, mi dice 'per il presidente Napolitano lei è un magistrato troppo caratterizzato'. Io ho fatto un sospiro di sollievo e ho detto: non litigate per me. Chi avrebbe chiesto a Napolitano di non nominarmi? Invitate Renzi e chiedeteglielo, forse lui lo sa. E qualche nome nel suo ultimo libro lo ha scritto».
No comment infine alle domande sul giudice Apostolico ("Non posso rispondere, mi prenderei un procedimento disciplinare") ed all’esistenza di pezzi dello Stato che farebbero dossieraggio sui magistrati: «Rispondo su ciò che posso dimostrare, se non ho prove non parlo, non posso prendere denunce per calunnia o diffamazione».

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