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Travolse e uccise bambino di 11 anni in bici. Nessun risarcimento alla famiglia di "Momo" Moubarak

La «condotta posta in essere dall’imputato di guidare senza patente e di utilizzare un’auto immatricolata in altro Stato presa a noleggio da altra persona, ha di fatto impedito» finora «alle parti civili», ossia alla famiglia della vittima, «di ottenere il risarcimento del danno direttamente alla compagnia assicuratrice del veicolo».

Lo scrive il gup di Milano Massimo Baraldo nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 12 luglio, con rito abbreviato ha condannato a 8 anni di reclusione Nour Amdouni, 20enne arrestato il 18 agosto del 2022 per omicidio stradale con l'aggravante della fuga per aver travolto e ucciso un bambino di 11 anni, Mohanad 'Momò Moubarak, in sella alla sua bici in via Bartolini, nel capoluogo lombardo, poco lontano dal ristorante del padre, il 9 agosto. I familiari del bimbo, come si legge nelle motivazioni della sentenza, non sono ancora riusciti ad ottenere un risarcimento "stante l’immatricolazione all’estero del veicolo e le ovvie limitazioni di responsabilità opponibili» e sono stati costretti "a rivolgersi all’Ivass», l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, «non avendo ancora provveduto al pagamento la compagnia designata».

Come ricostruito nell’indagine della Polizia locale e del pm Rosario Ferracane, quella sera il ventenne aveva assunto cannabinoidi, guidava con una gamba ingessata e anche se non aveva mai conseguito la patente. Si era, poi, costituito dopo quattro ore dalla tragedia e nei giorni successivi era arrivata per lui un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. A metà marzo un altro gup, Lorenza Pasquinelli, aveva respinto un’istanza di patteggiamento a 5 anni, ritenendo la pena incongrua, perché troppo bassa. All’imputato, difeso dai legali Robert Ranieli e Niccolò Vecchioni, nel processo abbreviato sono state riconosciute dal gup Baraldo le attenuanti generiche. Tuttavia, con una «riduzione della pena in misura minima avuto riguardo alla condotta complessiva posta in essere dall’imputato e alla mancanza di qualsivoglia forma di risarcimento del danno». Va comunque valutato «positivamente», scrive il gup, «il ripensamento dell’imputato, il quale dopo essersi dato alla fuga, si è presentato agli uffici di Polizia seppur tardivamente». Il giovane due giorni dopo la sentenza era uscito dal carcere, dopo quasi un anno, ed era andato agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, come richiesto dai suoi legali.

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