Muro contro muro sullo sciopero di venerdì 17 e alla fine scatta la precettazione per il settore dei trasporti. Dopo un nuovo round con Cgil e Uil che confermano lo sciopero generale contro la manovra del governo Meloni, il vicepremier e ministro Matteo Salvini interviene riducendo lo stop da 8 a 4 ore, dalle 9 alle 13. Ma scatta anche l’ira dei sindacati. La precettazione «è un atto politico gravissimo», replica il numero uno della Cgil, Maurizio Landini che sottolinea il 'silenzio assordantè della premier Giorgia Meloni che - afferma - potrebbe intervenire per fermare l’iniziativa come già accadde nel 2014.
E come il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che dice: «è un attacco al diritto di sciopero». Dalla protesta resta fuori il trasporto aereo, che le due sigle avevano già escluso dopo le osservazioni del Garante. Rimane invece l’astensione di 8 ore a livello nazionale per gli altri settori: pubblico impiego, sanità, scuola, università e ricerca, poste; 4 ore anche per i Vigili del fuoco. Con loro incroceranno le braccia le altre categorie delle regioni del Centro.
E’ così una nuova giornata di botta e risposta e di missive. Prima parte la lettera con cui il Mit chiede a Cgil e Uil di rivedere la mobilitazione, poi i sindacati rispondono confermando le ragioni dello sciopero che continuano a considerare generale e regolare nelle modalità di proclamazione. Salvini convoca quindi l’incontro al Mit: non vanno Landini e Bombardieri ma i segretari confederali. Nessuno si smuove dalle proprie posizioni. Salvini già in mattinata aveva assicurato l’intenzione di mettere in campo «tutto quello che la legge» permette «per consentire il diritto alla mobilità al lavoro, allo studio, alla salute, a 60 milioni di italiani. E se Landini si offende e mi offende, mi dispiace per lui».
E sull'assenza al Mit rincara il senatore della Lega Claudio Borghi: «Già impegnati nel weekend lungo?». I sindacati contrattaccano. «Non c'è alcuna ragione oggettiva né di urgenza che motiva» la precettazione, sostiene Landini: è "un esplicito attacco al diritto di sciopero».
E, per lui, mettere in discussione questo diritto «significa mettere in discussione la democrazia». Sulla stessa linea Bombardieri: «Noi andiamo avanti, sul diritto allo sciopero non siamo disponibili a farci intimorire da nessuno», dice sostenendo che quelli di Salvini sono «attacchi fuori luogo». Da parte loro tornano ad accusare la commissione di garanzia ("è compiacente» con il governo). Domani pomeriggio terranno una conferenza stampa. I sindacati hanno «la totale legittimità» a scioperare, interviene anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che però tiene a difendere la manovra: dire che questo sia un governo che «non ha a cura gli interessi dei lavoratori dipendenti, questa critica proprio no», ribatte. Il caso diventa politico. E dopo la delibera del Garante la questione arriva anche in Parlamento.
Il Pd ne chiede l'audizione in commissione alla Camera. Poi la decisione: la presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi, Paola Bellocchi, sarà ascoltata domani mattina nelle commissioni riunite Trasporti e Lavoro di Montecitorio. «Ignobile il linciaggio» al Garante per gli scioperi, replicano i deputati della Lega in commissione Lavoro della Camera. Invece per il M5s il governo «sta facendo di tutto per non parlare delle ragioni» dello sciopero e non dà «risposte», sostiene il capogruppo alla Camera, Francesco Silvestri. «Adesso basta», è lo slogan con cui Cgil e Uil si preparano intanto a scendere in piazza del Popolo venerdì a Roma, in concomitanza con lo sciopero: «Per alzare i salari, per estendere i diritti e per contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati e non offre futuro ai giovani».
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