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Addio a Marisa Rodano: partigiana, femminista, parlamentare. Inventò il simbolo della mimosa per l'8 marzo

La camera ardente verrà allestita lunedì nella sala Aldo Moro di Montecitorio. Sarà possibile rendere omaggio al feretro dalle ore 10 alle 14

Partigiana, femminista, parlamentare, prima donna a divenire vicepresidente della Camera, Marisa Rodano, deceduta a 102 anni, viene definita «fra le personalità più illustri della storia della Repubblica italiana» dall’enciclopedia delle donne e a lei si deve la scelta della mimosa come simbolo della giornata internazionale delle donne, l'8 marzo. Fino ad oggi è stata l’ultima parlamentare ancora in vita della prima legislatura, a testimonianza di un percorso lungo e carico di impegno a 360 gradi, in favore dell’emancipazione sociale e femminile in particolare, come hanno sottolineato i numerosissimi messaggi di cordoglio giunti dal mondo progressista.

Maria Luisa Cinciari, a tutti nota come Marisa Rodano dopo le nozze nel 1944 con Franco Rodano, nasce a Roma il giorno della fondazione del Pci, il 21 gennaio 1921, un segno del destino per lei, cattolica. Già al liceo e poi all’università si impegna con i gruppi antifascisti tanto da venire arrestata nel maggio 1944 e rinchiusa in carcere: la polizia le sequestrò tutti gli appunti della tesi in lettere. Durante l’occupazione nazista, insieme al Movimento dei Cattolici comunisti partecipa all’attività dei partigiani, pur non avendo mai voluto usare un arma, come ha raccontato nelle sue «Memorie di una persona che c'era».

Già in questa fase si impegna per l’emancipazione della donna, perché capisce che è attraverso di loro che la società farà o meno passi avanti. Il suo racconto del voto per il referendum del 2 giugno 1946 sembra lo script del film di Cortellesi. Entrata nel 1945 con il Movimento dei Cattolici Comunisti nel Pci, in questo partito ha vissuto tutto il suo impegno politico, sin dall’elezione nel 1948 alla Camera, dove rimase sino al 1968: nella sua quarta legislatura venne eletta vicepresidente della Camera, a testimonianza del prestigio di cui godeva.

Nel 1972 passò in Senato, per poi trascorrere due legislature nel Parlamento europeo, anche in quella sede impegnata sui temi dell’emancipazione femminile, come le battaglie sulla parità previdenziale o sulla parità nell’acquisizione della cittadinanza. A questi impegni si è associato quello nella politica locale (fu consigliere comunale a Roma dal 1946 al 1956) e nell’associazionismo, in particolare con Unione donne italiane (Udi), di cui fu tra le fondatrici nel 1945.

Nel 2015 fu nominata cavaliere di Gran Croce dal presidente Mattarella su proposta del premier Renzi. Intensissimo il sodalizio con il marito Franco, anch’egli cattolico e ascoltato consigliere di Enrico Berlinguer, e tra i pensatori che ispirarono 50 anni fa la proposta del «compromesso storico», un rapporto interrotto dalla morte prematura di Franco nel 1983.

La camera ardente verrà allestita lunedì nella sala Aldo Moro di Montecitorio. Sarà possibile rendere omaggio al feretro dalle ore 10 alle 14.

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