Venerdì 11 Ottobre 2024

Vannacci, "La morte di Giulia? Non chiamiamola femminicidio. Macché patriarcato... cresciamo degli smidollati"

Quello di Giulia Cecchettin «non mi piace chiamarlo femminicidio. Perché chiamare l’omicidio di una donna in modo diverso? Quindi l’assassinio di un tabacchino lo chiameremo commercianticidio? C'è in qualsiasi omicidio una matrice precisa». Così il generale Roberto Vannacci in una intervista alla Stampa. «Si parla da anni di femminicidi, eppure le donne continuano a venire uccise - aggiunge - Mi sembra più importante evidenziare che siamo tutti uguali davanti alla violenza». «Il paradosso - sostiene il generale - è che pensare che la responsabilità di quella che chiamiamo cultura patriarcale sia di uomini forti e prevaricatori: è il contrario. Sono gli uomini deboli a fare del male alle donne. Noi educhiamo uomini deboli, non uomini forti. Quelli che ammazzano le donne sono uomini che non sanno stare da soli, che sono dipendenti da loro e che, quando temono di venire abbandonati, perdono la testa. Altro che maschi patriarcali: sono mollaccioni smidollati che abbiamo prodotto noi. Abolendo le punizioni. Se un ragazzo non studia, lo mandi a lavorare invece di fare ricorso al Tar contro i professori che gli mettono 4». «Uomini e donne - sostiene ancora Vannacci - si ammazzano perché perdono il lavoro; ragazze e ragazzi si suicidano perché vengono bocciati. Il punto non è che i maschi vogliono possedere una donna: è che dipendono da lei. Se perdi una compagna, non ne cerchi un’altra ma ti ammazzi. Se perdi un lavoro, non t'industri per cercarne uno: aspetti il reddito di cittadinanza». Scenderebbe in piazza con le sue figlie contro la violenza sulle donne? «No, ma possono andarci da sole, se vogliono».

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