Sabato 12 Ottobre 2024

Rispunta il Superbonus ma manca l'emendamento per il Ponte sullo Stretto. La manovra al palo: opposizione all'attacco

La manovra resta ancora ferma ai blocchi di partenza, allontanando le speranze di chiudere il dossier prima di Natale. L’opposizione lancia l’allarme sul rischio di esercizio provvisorio, perché vede «il governo nel caos». Manca ancora l’ultimo emendamento annunciato dal governo, quello sulle infrastrutture, che dovrebbe contenere una rideterminazione dei costi del Ponte sullo Stretto. E visto il tema delicato per l’esecutivo, perché ridurrebbe una parte dei fondi destinati al Ponte nel primo anno, non è escluso che la modifica passi nelle mani dei relatori e venga inclusa nella decina di emendamenti che dovrebbero presentare a breve. Un pacchetto in cui potrebbe rispuntare ancora una volta il Superbonus. E’ il relatore della manovra e capogruppo di FI in commissione Bilancio, Dario Damiani, a riaccendere le speranze di chi ha avviato i lavori ma l’anno prossimo vedrà calare l'agevolazione. «Penso che qualcosa per chiudere qualche stato di avanzamento di cantieri in maniera non onerosa» possa esserci, «vediamo cosa dice il governo», ha detto Damiani. Toccare il Superbonus è complesso, perché qualunque apertura rischia di coinvolgere risorse che il governo non aveva nessuna intenzione di spendere. Ma Forza Italia aveva già tentato di prorogare i termini del 110% per i condomini con emendamenti al dl anticipi, che poi aveva ritirato, e ora prova a trovare la soluzione in manovra. Dopo una seduta infruttuosa, la commissione Bilancio del Senato aggiorna a domani l’avvio dell’esame della legge, ma l'opposizione denuncia che il governo «è nel caos». Il capogruppo del Pd Francesco Boccia, quello di M5s Stefano Patuanelli e Tino Magni di Avs lasciano i lavori spiegando che non ci sono le condizioni per avviare alcun esame e chiedono che il ministro dell’Economia Giorgetti vada in Parlamento. «Non è arrivato l’altro emendamento annunciato dal governo - ha sottolineato Boccia - e non ci sono i pareri sui nostri, così il governo non è in grado di rispettare i tempi».  «Avanti così - è l'allarme di Patuanelli - rischiamo di andare all’esercizio provvisorio». Intanto, però, la maggioranza prova a placare gli animi confermando che il tesoretto per le modifiche parlamentari resta di 100 milioni, nonostante i fondi drenati alla sicurezza. Il confronto tra governo e Parlamento va avanti intanto sul fronte del fisco. Sulla contestata stretta sull'agevolazione fiscale per i cervelli che vogliono rimpatriare, le Camere chiedono al governo di correggere il tiro, allargando di nuovo le maglie. La richiesta arriva con un parere delle commissioni Finanze di Camera e Senato, quindi per sua natura non vincolante ma destinato a riaccendere i riflettori dell’esecutivo su un tema molto sentito sia dalla maggioranza che dall’opposizione. Le commissioni chiedono di mitigare la stretta prevedendo, da esempio, «un regime di maggior favore» per chi si trasferisce in Italia con un figlio minore e per chi fa figli anche «durante il periodo di fruizione», con un rafforzamento degli aiuti crescenti con il numero di bambini a carico. Per le famiglie si chiede anche di «riesaminare l’istituto del ricongiungimento famigliare», con incentivi all’occupazione "di donne e/o vittime di violenza». Il Parlamento vorrebbe anche estendere il vantaggio fiscale di tre anni a quegli rimpatriati che hanno acquistato una casa in Italia entro il 31 dicembre 2023, e chiede di ammettere al regime chi continua a lavorare per lo stesso soggetto o lo stesso gruppo per il quale lavorava prima del trasferimento. Nel parere di Camera e Senato rispuntano anche i calciatori, cancellati dall’agevolazione con il decreto di ottobre. Ora il Parlamento chiede al governo di rivedere lo stop.

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