Sabato 12 Ottobre 2024

Maricetta Tirrito, in sciopero della fame la paladina antimafia arrestata per raggiri ad anziani: "Sono innocente"

Maricetta Tirrito

Si sente vittima di un’ingiustizia la palermitana Maricetta Tirrito, la paladina antimafia arrestata nei giorni scorsi nell’ambito di un’inchiesta su presunti raggiri ai danni di anziani all’interno di una struttura di cohousing di Ardea, sul litorale a sud di Roma. «Sono innocente», si difende la 49enne di origini palermitane che da mercoledì ha avviato uno sciopero della fame e della sete. Oggi l’interrogatorio davanti al gip in cui si è avvalsa della facoltà di non rispondere, ma ha reso delle dichiarazioni spontanee in cui ha respinto le accuse. «Se fossi stata ascoltata prima, avrei chiarito tutto e non si sarebbe arrivati a questo punto», il succo delle dichiarazioni della donna che ha sottolineato come le indagini sono durate circa un anno. A quanto riferito dal suo legale, Emanuele Fierimonte, il giudice ha revocato per lei la custodia cautelare relativamente al reato di omicidio con dolo eventuale. Dagli accertamenti, condotti dai poliziotti del commissariato di Anzio, risulta però la principale indagata. Per gli inquirenti sarebbe stata al centro dei presunti raggiri ai danni di anziani all’interno della struttura. E così si sono spalancate le porte del carcere. Trasferita a Ostia da anni, Tirrito è stata impegnata nella lotta alla violenza contro le donne come anche nella battaglia alla criminalità organizzata, in particolare in territori difficili come Tor Bella Monaca. Fu proprio lei a denunciare di recente un possibile attentato a don Coluccia, sacerdote impegnato nella battaglia contro la malavita. Nel suo passato anche "ospitate" in programmi televisivi e scatti accanto a esponenti politici della destra. A finire in manette anche il suo compagno e altre due donne, mentre una dottoressa è stata interdetta dalla professione medica per un anno. Le accuse per i cinque indagati vanno, a vario titolo, da omicidio con dolo eventuale, circonvenzione d’incapace, esercizio abusivo della professione medica, falso ideologico e materiale, aggravati dall’aver commesso il fatto per conseguire un profitto. Le indagini sono state avviate in seguito alla segnalazione di alcuni conoscenti di un anziano, ospite della struttura apparentemente destinata ad accudirli ma che - secondo gli inquirenti - era in realtà una residenza sanitaria assistenziale non autorizzata. Gli investigatori hanno ricostruito che gli anziani, con gravi patologie psico-fisiche, sarebbero stati convinti a effettuare disposizioni patrimoniali a vantaggio degli indagati, con la sottoscrizione di carte prepagate su cui facevano confluire le rate delle pensioni. In un caso sarebbe stata falsamente certificata dal medico la capacità d’intendere di un ultraottantenne, affetto dal morbo di Parkinson avanzato e da demenza senile, per consentire che quest’ultimo firmasse una procura speciale per la gestione dei propri beni tra cui un immobile di pregio ad Anzio. L’anziano si è poi aggravato ed è morto.

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