"Quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al presidente della Camera di nominare una commissione la quale giudichi la fondatezza dell’accusa". È l'articolo 58 del Regolamento della Camera che indica cos'è e quali sono le funzioni di un Giurì d’onore. Si tratta della commissione la cui costituzione è stata chiesta oggi dal presidente del M5s Giuseppe Conte per l’intervento di giovedì al Senato in cui la premier Giorgia Meloni, in replica al dibattito sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo, ha attaccato il governo Conte due sul Mes, mostrando in aula il fax con cui l'allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il 20 gennaio del 2021, diede istruzioni all’ambasciatore a Bruxelles di sottoscrivere le modifiche al fondo salva-Stati dell’Ue. Toccherà al presidente della Camera Lorenzo Fontana, che guida il ramo del Parlamento in cui Conte è stato eletto, decidere sulla costituzione dell’organo che nasce per dirimere le controversie "d’onore" tra i parlamentari. L’ultima volta che un Giurì è stato costituito è successo proprio su decisione di Fontana il 31 gennaio scorso su richiesta del Pd per le dichiarazioni in aula di Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, contro 3 deputati Dem per la visita in carcere all’anarchico Alfredo Cospito in regime di 41 bis e in sciopero della fame da oltre 100 giorni. Nella prassi parlamentare la nomina di un Giurì d’onore presuppone tre elementi: innanzi tutto l’addebito personale e diretto di un parlamentare nei confronti di un altro nel corso di una discussione; in secondo luogo l’attribuzione di fatti determinati e non quindi l’espressione di un giudizio o una opinione; e infine la possibilità che la commissione di indagine - che non dispone di poteri coercitivi - possa acquisire elementi di conoscenza in ambito parlamentare o attraverso testimonianze spontanee degli interessati. Il presidente della Camera, si legge ancora nel Regolamento, assegna 'un termine per presentare le sue conclusioni alla Camera, la quale ne prende atto senza dibattito nè votazionè. Il Giurì d’onore è uno strumento a cui non si ricorre molto di frequente, visto che raramente i deputati trascendono nel linguaggio senza incorrere in sanzioni più gravi. Il Regolamento stabilisce infatti che se un parlamentare ricorre "a parole sconvenienti" (articolo 59) sia richiamato dal presidente e che sia espulso (articolo 60) se viene richiamato una seconda volta o se "ingiuria uno o più colleghi o membri del governo". Nelle passate legislature Giurì d’onore furono costituiti per giudicare su parole e toni eccessivamente forti usati da alcuni deputati, come nei casi di Benito Paolone di An nel 2004 e Franco Barbato di Italia dei valori nel 2010 e nel 2012. A volte la costituzione del Giurì viene evitata grazie alle scuse dell’accusatore, come è successo l’11 dicembre del 2009 con le scuse di Maurizio Paniz di Forza Italia a Marco Minniti per le sue affermazioni del giorno precedente.