Lunedì 14 Ottobre 2024

Minori e web, restrizioni di Agcom sulle sim. Scorza: “Bene i divieti ma non lasciamoli soli”

L'avv. Guido Scorza, componente del Garante per la Protezione dei Dati personali, ha illustrato nella rubrica Noi e la Privacy, pubblicata settimanalmente sull'inserto Noi Magazine di Gazzetta del Sud, la direttiva Agcom sul parental control, volta a impedire l'accesso a siti di contenuto inappropriato ricadenti in otto categorie "Internet e l’intero ecosistema digitale non sono stati disegnati e progettati per i bambini eppure un utente su tre, online, è un minore". Ad affermarlo è l'avv. Guido Scorza, componente del Garante per la Protezione dei Dati Personali. "Muovendo da questi dati è facile capire le proporzioni di un rischio troppo spesso sottovalutato: quello che online i minori si imbattano in servizi e contenuti non adatti alla loro età. I servizi e contenuti in questione sono i più diversi: dal porno ai contenuti violenti, dal gioco d’azzardo alle armi, passando per diete e altre pratiche mediche capaci di incidere sulla salute dei più giovani. In linea di principio la soluzione del problema è semplice: si tratta di tenere i minori lontani da quelle aree dell’ecosistema digitale inadeguate alla loro età. Ma passare dalle parole ai fatti è difficile. Online, infatti, quando ci si sposta da un sito all’altro, da un servizio all’altro, non c’è nessuno che si preoccupi di verificare l’età come invece capita nel mondo fisico e, quindi, è sufficiente che i più piccoli dichiarino di avere un’età maggiore a quella effettiva perché possano accedere a ogni genere di contenuto e servizio. Un bambino su tre naviga mentendo sull'età Secondo una ricerca di qualche anno fa dell’Ofcom, l’autorità inglese per le comunicazioni, un bambino su tre, tra gli otto e i diciassette anni, in giro per il mondo, mente sistematicamente sulla propria età per accedere a servizi o contenuti ai quali non potrebbe accedere. Diciamo subito che tenere i più piccoli lontano da contenuti e servizi non adatti a loro dovrebbe essere un compito innanzitutto della famiglia esattamente come avviene – o, almeno, dovrebbe avvenire – nel mondo fisico. Ma guai a negare che l’impresa è difficile, che, da adulti, facciamo spesso fatica a percepire i rischi ai quali va incontro un bambino quando accede a servizi e contenuti non adatti alla sua età e, comunque, spesso la pigrizia ha la meglio, lo smartphone si trasforma in una babysitter a basso costo e noi lasciamo che i nostri figli ci smanettino sopra in ogni direzione tecnologicamente possibile. Le nuove regole Agcom È per questo che lo scorso 21 novembre, sono entrate in vigore nel nostro Paese le nuove regole introdotte dall’AGCOM, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con l’ambizione di limitare l'accesso dei più piccoli a contenuti a loro non adatti (qui la direttiva https://www.agcom.it/documents/10179/29648921/Delibera+9-23-CIR/51108184-df9e-45fc-9bab-52280c0bbb09?version=1.1 ). Il sistema è sostanzialmente il seguente: quando un abbonamento telefonico – o meglio la SIM card che lo rappresenta – è intestato a un minore, il fornitore di servizi dovrebbe impedire al minore di accedere, attraverso lo smartphone, a una serie di tipologie di contenuti identificate, in maniera generica, dalla stessa AGCOM. Eccoli: 1. Contenuti per adulti - Siti web riservati ad un pubblico maggiorenne, siti che mostrano nudità totale o parziale in un contesto sessuale pornografico, accessori sessuali, attività orientate al sesso. Siti che supportano l'acquisto online di tali beni e servizi. 2. Gioco d’azzardo/scommesse - Siti che forniscono informazioni o promuovono il gioco d'azzardo o supportano il gioco d'azzardo online e/o scommesse. 3. Armi - Siti che forniscono informazioni, promuovono o supportano la vendita di armi e articoli correlati. 4. Violenza - Siti che presentano o promuovono violenza o lesioni personali, comprese le lesioni autoinflitte, il suicidio, o che mostrano scene di violenza gratuita, insistita o efferata. 5. Odio e discriminazione - Siti che promuovono o supportano l’odio o l'intolleranza verso qualsiasi individuo o gruppo; 6. Promozione di pratiche che possono danneggiare la salute alla luce di consolidate conoscenze mediche - A titolo di esempio siti che promuovono o supportano l'anoressia e/o la bulimia, l’uso di sostanze stupefacenti illegali, di alcol o di tabacco. 7. Anonymizer - Siti che forniscono strumenti e modalità per rendere l’attività online irrintracciabile. 8. Sette - Siti che promuovono o che offrono metodi, mezzi di istruzione o altre risorse per influire su eventi reali attraverso l'uso di incantesimi, maledizioni, poteri magici o essere soprannaturali. È un passo importante, anzi, necessario ma non sufficiente per proteggere i più piccoli per diverse ragioni. La prima è che sfortunatamente la percentuale di SIM card attive in Italia e intestate a minori è modesta e, quindi, sono pochi gli utenti dei milioni di smartphone in circolazione che si ritrovano davvero bloccati quando provano a andare dove non dovrebbero lungo le autostrade dell’informazione digitale. Per carità, pochi non significa pochissimi e, comunque, sempre meglio pochi che nessuno. Nelle scorse settimane, Giacomo Lasorella, presidente dell’AGCOM, ha dichiarato che, per effetto del provvedimento, nel primo mese di applicazione, sono stati bloccati tredicimila accessi al giorno a siti pornografici. E quando la SIM non è intestata al minore che pure usa lo smartphone? AGCOM ha provato a intervenire anche in questa ipotesi ma, naturalmente, qui la strada è in salita perché il sistema di parental control deve essere attivato dai genitori e, quindi, si ritorna al punto di partenza. Sta alla famiglia fare la propria scelta, scelta che, peraltro – come è probabilmente giusto che sia o, almeno, lo sarebbe in presenza di un adeguato livello di educazione digitale che, però, sfortunatamente, nel nostro Paese manca – la famiglia potrebbe fare anche quando la SIM è intestata al minore, rimuovendo le tutele del sistema di parental control. Ma il limite maggiore di una misura che è e resta comunque preziosa è che è difficile mappare la totalità dei contesti nei quali, online, un bambino può imbattersi in contenuti inadatti alla sua età. Prendiamo i social per esempio: in teoria nessuno dovrebbe essere frequentato da minori di tredici anni ma nella pratica, ce ne sono alcuni, TikTok, Instagram, SnapChat per esempio, affollati di infratredicenni che hanno semplicemente dichiarato di avere quattordici, quindici o sedici anni e sono entrati come se niente fosse. Senza dire che come raccontano, purtroppo, decine di storie di cronaca, i più piccoli, ormai, si scambiano ogni genere di contenuto attraverso le app di messaggistica istantanea e attraverso quelle disponibili in tante piattaforme di gioco online. E, allora? Cosa fare per governare un fenomeno che miete silenziosamente milioni di vittime ogni anno in giro per il mondo? Ci sono due strade da percorrere. La prima si chiama educazione digitale da fare a scuola e in famiglia, innanzitutto, mettendo al bando quell’orribile espressione che è “nativi digitali” e ricordandoci tutti che i nativi digitali non esistono e che i più piccoli, sono più piccoli, con tutte le loro debolezze e fragilità anche nella dimensione digitale perché non è vero che ne sanno più di noi. La seconda si chiama age verification: bisogna imporre a tutti i gestori dei servizi online di verificare l’età e non l’identità dei loro utenti prima di lasciarli accedere. Le soluzioni tecnologiche ormai ci sono e se non fosse così starebbe a chi macina miliardi di dollari anche sulla pelle dei più piccoli trovarle. Il Garante privacy e l’AGCOM stanno lavorando assieme su questo fronte con l’ambizione di convincere, con le buone o con le meno buone, innanzitutto i giganti dei social, del gaming e del porno a adottare queste soluzioni. E, peraltro, almeno in relazione al porno, con il recente Decreto Caivano, il Governo ha obbligato le piattaforme di contenuti pornografici a farlo. Ma niente e nessuno può sostituirsi ai genitori nel proteggere e guidare i più piccoli nella scoperta dello spazio digitale: sta a noi fare in modo che ne colgano tutte le straordinarie opportunità, limitando i rischi quanto più possibile. Guai se abdicassimo al nostro ruolo".

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