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Esperta Oms: "Per la malattia X questione di tempo, prepararsi". Ecco cos'è

La malattia X non è un concetto nuovo. Non è questione di se, ma di quando» arriverà. A dirlo è l'epidemiologa Maria Van Kerkhove, direttore Epidemic & Pandemic Preparedness and Prevention dell’Oms che ribadisce in un post su X quando già indicato da Tedros Adhanom Ghebreyesus intervenendo al World Economic Forum negli scorsi giorni. Tedros aveva detto che «Covid è stato la prima malattia X, ma può succedere ancora».

«Il Covid-19 era la malattia X - ha evidenziato l’esperta - e la prossima malattia X è là fuori». "La preparazione alla pandemia è una costante», conclude.

Oms: "Il Covid è la prima malattia X, può ripetersi"

«Covid è stato la prima malattia X, ma può succedere ancora». Così il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus intervenendo al World Economic Forum a Davos riporta all’attenzione del mondo quella che è da molti anni la preoccupazione degli epidemiologi e degli esperti di salute pubblica. Quella della 'malattia X' «non è un’idea nuova», ha chiarito. «Abbiamo usato la terminologia la prima volta nel 2018. Tutti gli anni l’Oms stila una lista delle malattie emergenti. Abbiamo inserito Mers, Zika, Ebola. Ma abbiamo detto anche che ci sono cose che potrebbero succedere e oggi non conosciamo», ha aggiunto Tedros. Tedros ha inoltre chiarito che da tempo l’Oms ripete che il verificarsi di una pandemia «è una questione di quando e non di se». «Se lo diciamo - ha concluso - non è per creare il panico ma per prepararsi», ha aggiunto.

«Il tempo di prepararsi alla nuova pandemia è adesso, non quando arriva», ha voluto ribadire Tedros su X al termine dell’intervento. «Che un altro evento pandemico possa prima o poi manifestarsi è nelle cose. È risaputo. Abbiamo superato il Covid ma questo non significa che non avremo più pandemie. Prima o poi è possibile che se ne manifesti una nuova. Quando non lo sappiamo. Potrebbe essere tra un mese, un anno, tra 10 anni, tra 50», spiega l’epidemiologo Giovanni Rezza, professore straordinario di Igiene presso l’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dopo i suoi incarichi all’Iss e poi al ministero della Salute proprio durante la pandemia, specificando però che «non c'è alcun segnale che stia accadendo qualcosa di nuovo, ma questo non vuol dire che non dobbiamo farci trovare preparati, perché non si può escludere che prima o poi accada».

«Le parole di Tedros a Davos - aggiunge - in un certo senso non esprimono nulla di nuovo. È successo tre volte durante il secolo scorso col virus influenzale, ricordiamo la Spagnola, l’Asiatica e l'Hong Kong. Abbiamo avuto in questo secolo un evento pandemico rappresentato dall’H1n1 nel 2009, abbiamo scongiurato anche un’epidemia con la Sars nel 2002-2003, fermata in tempo grazie agli sforzi dell’Oms e della comunità internazionale, e abbiamo avuto il Covid».

«Pensando alle pandemie - aggiunge - innanzitutto si pensa a quelle da virus influenzale: tutti i piani pandemici erano mirati a queste ultime. Col Covid è comparso un virus nuovo: l’Oms lo aveva definito 'malattia X'. Potrebbe uscire fuori un virus che non ci aspettiamo. Tedros ribadisce che dobbiamo essere preparati, non solo relativamente all’influenza ma occorre stare attenti anche ad altri virus respiratori». L’obiettivo è quello di tenere aggiornati i piani pandemici, «fare le esercitazioni, tenere le scorte, prepararsi a sviluppare vaccini in breve tempo, farmaci virali». «In Italia - conclude - si sta approntando un aggiornamento del piano pandemico. All’interno dell’Ue vi è poi un’Authority di sanità pubblica che si chiama Hera che ha trattato con le aziende la disponibilità di vaccini e il nostro Paese aveva acquistato un’opzione nei confronti di vaccini contro virus influenzali pandemici. Sappiamo però delle difficoltà in cui si trova l’Ssn. Finanziare e rafforzare la sanità è importante, insieme alla medicina territoriale».

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