Mercoledì 04 Dicembre 2024

Uccise la compagna Giulia Rigon a pugni e calci, condannato a 21 anni Henrique Cappellari

Giulia Rigon

Ventuno anni di carcere e 600mila euro di risarcimento danni, ma non l’ergastolo come richiesto dalle due pubblico ministero dell’accusa. Anche nel giorno delle mimose, delle rivendicazioni dell’8 marzo, l’ennesimo uomo viene condannato per l’assassinio brutale della sua compagna. È questa la sentenza emessa nel pomeriggio dalla Corte d’assise di Vicenza, presieduta dal giudice Lorenzo Miazzi, nei confronti di Henrique Cappellari, 30enne di origini brasiliane, accusato dell’omicidio della fidanzata Giulia Rigon, avvenuto il 19 dicembre del 2021 all’interno di un camper usato come abitazione e parcheggiato a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Il Tribunale collegiale ha inoltre stabilito che l’uomo sia posto in libertà vigilata dopo l’espiazione della pena. Secondo le perizie della procura la ragazza, nata ad Asiago e con un passato di problemi psicologici, sarebbe stata colpita con calci, pugni e ginocchiate e sarebbe morta a causa dello sfondamento del torace che avrebbe portato ad una conseguente insufficienza respiratoria e all’arresto cardiocircolatorio. Se per l’accusa, rappresentata dalle pm Serena Chimichi e Alessia Grenna, non ci sarebbero dubbi sulla volontà di uccidere dell’uomo, che si trova da due anni i carcere con l’accusa di omicidio aggravato, Cappellari, tramite il suo legale, l'avvocato Dario Lunardin, si è sempre dichiarato innocente. In aula i familiari di Giulia, il padre e la sorella, non hanno voluto commentare la sentenza. Per loro ha parlato l'avvocato Antonio Marchesini. «Ci aspettavamo questa sentenza. La famiglia voleva solo che fosse fatta chiarezza su quanto accaduto - ha spiegato il legale - ma da parte dell’imputato non c'è stata collaborazione. Ci siamo rimessi alla decisione del tribunale». Secondo le perizie della Procura, Giulia sarebbe stata colpita con calci, pugni e ginocchiate inferti con violenza devastante. La tesi della difesa è che Cappelleri, dalla vita sbandata e senza fissa dimora, si sarebbe allontanato dal camper e rientrando avrebbe visto la ragazza per terra, con una profonda ferita al cranio. Pensando che fosse semplicemente scivolata avrebbe cercato di attuare una maldestra rianimazione. Tracce di sangue erano state rinvenute sia all’intero del camper che nell’adiacente area esterna, sull'asfalto del parcheggio prospicente la casa mobile della coppia. Molti i punti contrastanti nella ricostruzione della vicenda: dall’ora della morte, che risalirebbe a sabato sera mentre l'allarme è stato dato solo domenica, alle ferite che non sembrerebbero compatibili con una caduta accidentale e infine il fatto che il cadavere della donna fosse umido, come se fosse stato lavato.

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