Il capitano eroe Gianfranco Paglia: "Vannacci pensi ai disabili in divisa". Il militare in carrozzella dal '93: "Le sue parole fanno male"
«Mi rode tanto leggere le dichiarazioni del Vannacci ed immagino come possano sentirsi i militari che, come me, hanno perso abilità in servizio eppure continuano con orgoglio ad indossare una divisa. Se il generale ha bisogno di una lezione su come un militare disabile affronta la vita, posso dargliela». A parlare, intervistato dall’ANSA, è Gianfranco Paglia, capitano del Gruppo paralimpico della Difesa, consigliere del ministro Guido Crosetto, medaglia d’oro al valor militare, ferito a Mogadiscio nell’agguato al check point "Pasta" nel luglio del 1993 - dove tre italiani rimasero uccisi - e da allora costretto su una sedia a rotelle. Vannacci, spiega Paglia, «non sa quello che dice e mi dispiace, perché è stato un buon comandante sul campo, un ufficiale della Folgore con tante esperienze in teatri difficili. Ma ora sono contento che abbia deciso di intraprendere una strada diversa da quella militare, perché le sue parole ci fanno fare enormi passi indietro. Non solo nella società, dove ormai la disabilità non è più considerata un tabù da nascondere - sottolinea - ma anche nelle forze armate dopo che da tanti anni stiamo lavorando per dimostrare la falsità di molti luoghi comuni che ci riguardano, facendo vedere che siamo pacifisti, che non lasciamo indietro nessuno, che le donne hanno gli stessi incarichi degli uomini». «Pensare sia meglio inserire il disabile in una classe separata - prosegue il capitano - significa non conoscere l'importanza dell’inclusione ed il potenziale enorme che le persone come noi sono in grado di dare al Paese. Io giro in tante scuole ed i ragazzi, per fortuna, non si pongono mai il problema se un compagno ha una disabilità. Per fortuna - aggiunge - la Difesa non ha avuto questa visione nei miei confronti. Io non ho avuto mai problemi a correre o sciare insieme a persone che hanno abilità diverse dalla mia. Nonostante la carrozzina, poi, vado a allenare i portieri nella scuola di mio figlio». Quindi, afferma Paglia, «il generale farebbe bene a pensare prima di aprire bocca ed a sforzarsi di conoscere la nostra realtà. Gli basterebbe farsi un giro presso gli atleti del Gruppo paralimpico della Difesa per vedere chi siamo, come viviamo, i traguardi che raggiungiamo lottando ogni giorno con determinazione. Io non ho mai criticato quello che ha scritto fino ad adesso, anche se non lo condividevo, ma ora siamo andati veramente oltre. Lui è stato sospeso dal servizio e - conclude - non credo che ci siano le condizioni perché possa tornare ad indossare un’uniforme».