
Figura anche un poliziotto, oggi in servizio alla stradale di Avellino, tra le cinque persone arrestate oggi nell’ambito dell’indagine del Gico del Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Napoli e della DDA (pm Converso e Varone) sulle attività di riciclaggio del clan Contini, componente di rango della federazione malavitosa denominata "Alleanza di Secondigliano». L'agente è stato condotto ai domiciliari dai finanzieri e dalla Squadra Mobile di Napoli.
Gli viene contestata l’intestazione fittizia di una società per la produzione e vendita di prodotti da forno. Al poliziotto la Dda di Napoli contesta l’intestazione fittizia di una società esercente l'attività di produzione e vendita di prodotti da forno: avrebbe dato un apporto economico, circa 20mila euro, per avviare il panificio oggi sequestrato dai finanzieri del Gico e avrebbe aiutato a risolvere tutte le questioni amministrative inerenti ai permessi e alle autorizzazioni per l’avvio dell’attività.
Inoltre è risultato uno dei gestori occulti del panificio. Insieme con il poliziotto e con Massimiliano Di Caprio, 49 anni, è stato arrestato anche Vincenzo Capozzoli, 49 anni, ritenuto legato al clan Contini e cognato di Di Caprio.
In arresto anche la moglie di Di Caprio, una 46enne risultata essere la titolare della società che gestisce la pizzeria «Dal presidente» e una commercialista napoletana di 62 anni. Per Capozzoli, Di Caprio e la moglie di quest’ultimo, è stata disposta la misura cautelare del carcere. Domiciliari, invece, per il poliziotto e la professionista.
Tra i pentiti dell'inchiesta di Napoli anche Genny 'a carogna
Figurano anche un’agenzia di viaggi, ottenuta con la violenza, e sette immobili di pregio, tra i beni per 3,5 milioni di euro sequestrati dalla Guardia di Finanza di Napoli nell’ambito di una indagine antiriciclaggio della Dda che riguarda il clan Contini, componente di rango della federazione malavitosa chiamata «Alleanza di Secondigliano».
L’agenzia, secondo quanto emerge dalle intercettazioni, è stata accaparrata da Massimiliano Di Caprio, oggi tra i cinque arrestati, strappandola a suon di botte da un ragazzo che la gestiva.
La circostanza emerge anche dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, tra i quali figura pure Gennaro Di Tommaso, detto «Genny 'a carogna», uno dei capi ultras del Napoli, finito in carcere con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti e protagonista, in occasione della finale di Coppa Italia a Roma tra Napoli e Fiorentina del 3 maggio 2014 della mediazione con dirigenti, forze dell’ordine e calciatori, seguita al ferimento mortale del tifoso del Napoli Ciro Esposito.
Delle violenze parlano il 17 gennaio 2022 la moglie (non separata) di Di Caprio e la commercialista, entrambe arrestate oggi: «Comunque Massimo non si stanca mai di fare le cattiverie...», dice la moglie di Di Caprio alla professionista, "però poi lui le cattiverie non le vuole da nessuno, pure con l'agenzia di viaggi qua fuori di quel ragazzo... è normale che ha chiuso, quello andò a minacciarlo... scusate quello è un buon ragazzo, quello lavora onestamente e andava a picchiarlo ogni tanto...».
Di Caprio aveva anche aperto una succursale della sua pizzeria sull'isola di Capri e quando il notissimo locale suo concorrente Di Matteo ebbe difficoltà a causa della pandemia, si adoperò per acquisirlo, senza riuscirci. Dall’ordinanza emessa dal gip, inoltre, emerge la sua disponibilità a fare affari anche con il clan Mazzarella, acerrimo nemico dell’Alleanza di Secondigliano, e quindi anche del clan Contini, per il quale si prestava, secondo l’accusa, per le attività di riciclaggio.
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