Gianfranco Miccichè indagato per truffa e peculato. Decisive le intercettazioni e i dati gps
L’indagine che coinvolge con le accuse di truffa , false attestazioni e peculato il parlamentare di Fi Gianfranco Miccichè nasce da accertamenti più ampi su reati contro la pubblica amministrazione commessi da politici regionali. Nell’ambito dell’attività investigativa, che è stata condotta anche attraverso acquisizioni di documenti e l’analisi dei dati del gps dell’auto blu assegnata al deputato, sono state sottoposte ad intercettazioni le comunicazioni effettuate da collaboratori, amici e familiari del politico che, secondo i pm, avrebbero tratto spesso benefici indiretti dagli illeciti da lui commessi: come l’autista dipendente dell’Ars Maurizio Messina, coindagato, il factotum Vito Scardina, assunto falsamente come collaboratore politico, in realtà impiegato con funzioni ben diverse tra le quali quella di preparare il cibo all’indagato, i componenenti della segreteria politica Ugo Zagarello e Silvia Saitta e un amico del deputato, Salvatore Serio. L'indagine che ipotizza l’uso illegittimo dell’auto di servizio da parte di Miccichè ha ricostruito la normativa in materia di assegnazioni dei veicoli di servizio che prevede «agli ex presidenti dell’Assemblea, deputati regionali in carica, che non abbiano incarichi di governo, l’assegnazione di un’autovettura con relativo autista». Dai lavori dell’Ars è emerso che la necessità di ripristinare la previsione di un’auto di servizio a beneficio dell’ex presidente dell’Ars che sia anche deputato regionale fosse stata sollecitata dallo stesso Miccichè, quando era presidente dell’Assemblea, abolendo la regola della preventiva richiesta di autorizzazione, fino a quel momento in vigore.