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L'Anm non esclude lo sciopero: "Il governo vuole punire i magistrati. La politica punta al controllo"

Carlo Nordio

Lo scontro era annunciato, ma è ancora al primo atto. Dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri del disegno di legge sulla separazione delle carriere per pubblici ministeri e giudici, l’Associazione nazionale dei magistrati annuncia «una mobilitazione importante» dopo una riunione convocata d’urgenza in queste ore. Tra le iniziative di protesta in cantiere non è escluso lo sciopero, che potrebbe essere deciso durante il Comitato direttivo centrale dell’Anm che si terrà il 15 giugno.

«La logica di fondo di questo ddl e l’istituzione dell’Alta corte si rintraccia in una volontà punitiva nei confronti della magistratura ordinaria, responsabile per l’esercizio indipendente delle sue funzioni di controllo di legalità.

Gli aspetti allarmanti delle bozze del disegno di legge sono molteplici, leggiamo una riforma ambigua che crea un quadro disarmante», attacca la Giunta esecutiva centrale dell’Anm pronunciandosi qualche ora dopo il via libera al provvedimento in Consiglio dei ministri.

«Quella di oggi è una sconfitta per la giustizia, significa dar più potere alla maggioranza politica di turno, danneggiando innanzitutto i cittadini», prosegue il sindacato delle toghe, prima dell’affondo sul disegno di legge: "esprime la chiara intenzione di attuare un controllo sulla magistratura da parte della politica. Quella di oggi è una sconfitta per la giustizia, significa dar più potere alla maggioranza politica di turno».

La netta contrarietà dell’Anm alle nuove regole non sorprende il governo e tantomeno il Guardasigilli Nordio. L’Associazione aveva confermato il suo disappunto al ministro anche durante il recente congresso di Catania e dopo l’incontro a via Arenula proprio con il numero uno della Giustizia. Ma ora, con i provvedimenti certificati nella bozza approvata, le toghe si preparano ad «una mobilitazione importante, anche dai territori».

Tutto sarà deciso nella riunione del prossimo 15 giugno. Ecco perché Nordio tende una mano all’Associazione nazionale dei magistrati, pur rimanendo fermo su una posizione nettamente distante: «Il discorso è e deve essere sempre aperto, noi accettiamo le critiche, sono il sale della democrazia, accettiamo contributi e suggerimenti ma anche l’Anm devono accettare un principio fondamentale che la volontà popolare è sacra e si esprime attraverso le elezioni.

E se ci viene dato mandato di separare le carriere noi obbediamo alla sovranità che appartiene al popolo, secondo quello che è scritto nella Costituzione», sostiene il ministro che ammette anche di aver accantonato l’idea di apportare modifiche all’obbligatorietà dell’azione penale «proprio perché - rivela - abbiamo accolto le osservazioni fatte dall’Associazione nazionale dei magistrati».

Ad esprimere «amarezza» sono anche gli avvocati, per il mancato riferimento nella bozza di riforma sull'inserimento del ruolo dell’Avvocatura in Costituzione, nonostante gli annunci del governo nei giorni scorsi. «È una occasione persa», commenta il presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma, Paolo Nesta - Ci sono tuttavia margini per intervenire ancora: ci auguriamo che si possa tornare all’impostazione iniziale, che riconosce il valore e il ruolo dell’Avvocatura, annunciata a suo tempo dallo stesso governo».

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