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Quella vita d'inferno che Giada non voleva più: ecco la verità sulla sua morte

Nel futuro di Giada Zanola, la giovane uccisa da un ponte dell’autostrada, c'era solo il suo bambino, di tre anni. Andrea Favero, il compagno con cui viveva nella casa comperata a fine 2022 a Vigonza (Padova), non ci sarebbe stato più. Gli amici raccontano che lei l’aveva già detto ad Andrea.

"Era evidente che volesse chiudere la loro storia - dice un amico, riferendo del carattere possessivo dell’altro - Lui era abbastanza violento, e geloso, tra i due c'erano continue discussioni».

Non era la prima volta che Andrea alzava le mani. Giada, però non era mai arrivata a denunciarlo. Tutto, pensava, sarebbe finito a breve. Quando ancora la relazione funzionava, Giada e Andrea avevano pensato di sposarsi. Doveva essere a settembre. Poi, quel rapporto che si sfilacciava, si incattiviva, aveva convinto la giovane ad annullare tutto.

Così, nei violenti alterchi con il compagno, aveva paventato di non fargli più vedere il figlio. Cosa che aveva destabilizzato Andrea, come spiegato dallo stesso 39enne nell’interrogatorio davanti al pm. Dietro la porta della modesta casa di Vigonza c'era una vita di violenze e recriminazioni che nessuno conosceva. Neanche chi abitava loro a fianco.

Persone che parlano di GIada come una donna energica, sempre attenta al bambino, «una vera mamma». Una coppia - da clichè - senza problemi, che ai nuovi vicini andava a suonare il campanello per presentarsi.

Finora la 34enne aveva lavorato in una profumeria a Vigonovo (Venezia): «era una persona splendida» dice una collega. Ed un’altra amica aggiunge: «era una ragazza meravigliosa, piena di vita». Neppure il fratello di Giada, Daniel Zanolla, che vive a Brescia, dove la giovane era nata, aveva sospetti sul clima in quella casa. «Qualche litigio, come in tutte le coppie, ma Giada non ci aveva mai detto che lui fosse stato violento o che la situazione fosse grave».

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