Giovedì 26 Dicembre 2024

In Italia il più alto numero di donne vive dopo il cancro. Ma ancora 14 mesi per avere nuovi farmaci

Da un lato, la qualità delle cure oncologiche erogate dal nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn), dall’altro i lunghi tempi di attesa per accedere ai farmaci innovativi. È la contraddizione che caratterizza il sistema italiano, con il nostro Paese che registra il più alto numero di donne vive dopo una diagnosi di cancro in rapporto alla popolazione - 6.338 casi per 100mila abitanti, pari a circa 2 milioni - rispetto all’Europa, ma che allo stesso tempo segna un record di 14 mesi di attesa necessari per ottenere i nuovi farmaci dopo l’approvazione europea. È il quadro delineato dal presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) Francesco Perrone che, in occasione della conferenza stampa della società scientifica al Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) in corso a Chicago, chiede alle istituzione una riduzione dei tempi di attesa e nuovi modelli organizzativi. In Europa, dal 1988 a oggi, i progressi contro il cancro hanno salvato più di 6 milioni di vite e negli Stati Uniti, in 30 anni (1991-2021), la mortalità oncologica è diminuita del 33% e sono stati oltre 4 milioni i decessi per tumore evitati. Il dato italiano sulle donne con tumore vive è però «rilevante, ed a queste vanno aggiunte le oltre 268mila vite salvate nel nostro Paese fra il 2007 e il 2019», afferma Perrone. C'è, tuttavia, una grande criticità irrisolta: «Devono essere affrontati aspetti organizzativi, a partire dai tempi troppo lunghi per l'accesso all’innovazione. In Italia, i cittadini con cancro attendono ancora 14 mesi per poter essere trattati con terapie innovative già approvate a livello europeo. Siamo pronti a collaborare con l’Agenzia Italiana del Farmaco - sottolinea - per definire nuovi modelli per l’accesso precoce, subito dopo l'approvazione europea, a terapie davvero innovative in termini di miglioramento della sopravvivenza e della qualità di vita». In realtà, sono diverse le disposizioni che nel nostro Paese regolano l’accesso precoce a farmaci già approvati dall’ente regolatorio europeo, prima del rimborso a carico del Ssn, chiarisce il presidente eletto Aiom Massimo Di Maio, «ma vanno integrate con norme che consentano di rendere disponibili le terapie innovative in termini molti più brevi rispetto agli attuali, al massimo entro tre mesi dall’approvazione europea. L'accesso immediato alle cure deve cioè rientrare in una strategia unitaria contro il cancro che includa la diminuzione dell’incidenza e della mortalità, il miglioramento della qualità di vita dei pazienti e l’istituzione delle reti oncologiche regionali». Inoltre, accanto alla disponibilità immediata delle terapie innovative, vanno rinforzati anche i programmi di screening, afferma Saverio Cinieri, presidente Fondazione Aiom. Se la mortalità oncologica complessiva continua a calare, infatti, l’incidenza aumenta a livello globale e nei singoli Paesi. Nel mondo, nel 2022, sono stati 20 milioni i nuovi casi di cancro. In Italia, nel 2023, sono state stimate 395.000 nuove diagnosi, con un incremento, in tre anni, di 18.400 casi. Nel 2024, negli Stati Uniti, si prevede che i casi supereranno per la prima volta i due milioni. «L'aumento del carico di malattia mette a rischio la sostenibilità dei sistemi sanitari, perché comporta un aumento della spesa per gli alti costi delle terapie innovative. È urgente rafforzare i programmi di prevenzione primaria e secondaria per ridurre il numero di malati, migliorare le possibilità di guarigione e offrire una buona qualità di vita, come evidenziato - conclude Perrone - anche dallo European's Beating Cancer Plan, cioè il Piano Oncologico Europeo».

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