Giovedì 19 Settembre 2024

Meloni: “Non faccio inciuci con la sinistra, né in Europa né qui. Mattarella: l’Ue non può prescindere dall’Italia"

Giorgia Meloni sceglie l’arena del Parlamento italiano per rinnovare il suo attacco alla logica del «caminetto» e al «metodo anti-democratico» di condurre la trattativa sui top job con la modalità della «conventio ad excludendum». Alla vigilia di un consiglio europeo cruciale per gli assetti della futura commissione, la presidente del Consiglio chiede alle Camere il mandato per andare a trattare un ruolo importante, magari di vice presidente, per l’Italia. Faremo «meglio» del Pd, assicura, che ottenne la nomina dell’ex premier Paolo Gentiloni a commissario all’Economia nell’esecutivo europeo uscente.

Critiche alle modalità di trattativa

Nelle comunicazioni e nella successiva replica al dibattito, a Montecitorio, la premier nomina Ursula von der Leyen solo per sottolineare come il contrasto all’immigrazione illegale sia definito una priorità anche nella lettera con cui la tedesca si candida a un terzo mandato. Durissima è la critica alle modalità con cui i leader europei stanno conducendo la trattativa per la formazione del nuovo esecutivo Ue, coinvolgendo i liberali, ma escludendo i Conservatori, gruppo che Meloni presiede, diventato - a discapito dei liberali, appunto - il «terzo partito in Europa». Come è netta la dichiarazione di indisponibilità a fare «inciuci» con la sinistra.

Il ruolo dell'Italia secondo Mattarella

«Non si può prescindere dall’Italia». Lo dice il presidente della Repubblica, a quanto si apprende, nel corso della colazione di lavoro al Quirinale con la premier Giorgia Meloni ed alcuni ministri, in vista del Consiglio europeo che da domani prenderà il via a Bruxelles. Una dichiarazione che giunge pur facendo presente che non è compito del Presidente entrare nelle dinamiche politiche Ue di questi giorni.

Bilancio sulla commissione uscente

Il bilancio sulla commissione uscente è negativo per quanto riguarda le norme «ideologiche» del Green deal e le misure penalizzanti per agricoltori e imprese. Ma la porta sembra rimanere aperta su quanto fatto in tema di politiche migratorie, investimenti nel settore difesa e rapporti con l’Africa, sul modello italiano.

Obiettivo di Meloni a Bruxelles

Meloni, quindi, alza la posta e parte per Bruxelles con l’obiettivo di ottenere il massimo per l’Italia, anche grazie al rapporto personale costruito con von der Leyen. Da Palazzo Chigi si punterebbe a chiudere la trattativa nel summit di domani e dopodomani e a dare un eventuale via libera alla nascita della nuova commissione solo in cambio di una vicepresidenza con delega 'di pesò all’Italia (magari il Pnrr). Il sì di Meloni al summit non è scontato ma potrebbe trasformarsi in un voto favorevole alla commissione da parte del gruppo di Fratelli d’Italia in Europarlamento. Su questo la premier è stata chiara, fin dall’inizio dell’anno: non significherebbe aderire alla maggioranza che sostiene il nuovo esecutivo europeo.

Dichiarazioni di Tajani e Salvini

«L'ho detto fin dall’inizio, se non aprono ai conservatori rischiano», avverte Tajani, fornendo un assist alla premier, ma precisando subito dopo che Forza Italia è a favore di un secondo mandato von der Leyen in ogni caso. «Domani Meloni parlerà con Ursula von der Leyen e poi parlerà in consiglio - aggiunge il vice premier forzista -. Sa quale è la nostra posizione, immagino sappia quale sia quella della Lega. Noi voteremo sì al pacchetto attuale, non credo che l’Italia possa votare no. Certo bisogna vedere come è la trattativa, se non ci danno il vicepresidente, se ci danno il commissario alla barbabietola... Le trattative vere devono ancora cominciare. E’ ancora lunga la partita». Conferma il suo 'nò a un bis di von der Leyen l’altro vice premier, il leghista Salvini. «E' vergognosa l’arroganza dei burocrati europei che in queste ore si stanno spartendo le poltrone nonostante il voto popolare abbia bocciato le politiche di questa commissione», dice il capo di via Bellerio. «L'inciucio tra popolari e socialisti non può essere il futuro, è un’offesa all’Italia, ai francesi che voteranno tra poco e agli europei che hanno chiesto un cambiamento. La Lega, nonostante questi spartitori di poltrone, sta lavorando per una alternativa possibile e doverosa che rimetta al centro il lavoro, la sicurezza e le famiglie, non le poltrone che von der Leyen e soci si stanno spartendo».

Critiche delle opposizioni

Critiche le opposizioni. «Mi aspetto che nella discussione di domani» al consiglio europeo, Meloni «porti la priorità per il suo Paese, e non per la sua famiglia politica - chiede la dem Elly Schlein, intervenendo in Aula -, anche perchè queste cose non coincidono, ma non in aperta contraddizione». "Mi permetto un consiglio - afferma l’ex premier M5s Giuseppe Conte -: l’abbiamo vista cambiare idea un pò su tutto, nessuno si stupirebbe di una nuova clamorosa incoerenza, e allora conviene andare in Europa con forza e determinazione, vada a prendersi un posto di prestigio che spetta di diritto all’Italia, Paese fondatore. E magari questa volta non affidiamolo a un parente o a un sodale di partito ma a una persona competente, applichi il principio di meritocrazia».

Una maggioranza fragile

Una maggioranza che Meloni definisce «fragile». «Vedremo nel corso della legislatura. Mettersi d’accordo sui top job non vuol dire avere una maggioranza solida», avverte la premier italiana. Nelle comunicazioni alle Camere, Meloni sottolinea come la «disaffezione» dei cittadini europei nei confronti delle istituzioni comunitarie si sia «materializzata con l’astensione» di un voto che ha segnato la «bocciatura dei governi di Francia, Spagna e Germania». La premier poi chiede che nella nuova commissione ci sia una «delega specifica alla sburocratizzazione» e affronta il tema del rapporto con l’Africa, assicurando che il governo sta «implementando progressivamente» il piano Mattei.

La morte di Satnam Sigh e il caporalato

La presidente approfitta del discorso alle Camere per parlare anche della morte «disumana» di Satnam Sigh, definendo «schifoso» l’atteggiamento del datore di lavoro del bracciante morto e scatenando la standing ovation dell’Aula ('Rega, alzatevi pure voì, dice, sollecitando i due vice premier Antonio Tajani e Matteo Salvini). «Dobbiamo dircelo: questa è l’Italia peggiore», aggiunge poi Meloni, sottolineando come «la vergogna del caporalato sia lungi dall’essere sconfitta».

Un duro j'accuse

Tutto il resto dell’intervento è un duro j'accuse alle metodologie messe in campo dai leader Ue, che avrebbero costruito una 'conventio ad excludendum' contro i Conservatori e le destre, premiate dal voto dell’8 e 9 giugno. «C'è anche chi sostiene che i cittadini non siano abbastanza maturi per prendere determinate decisioni e che l’oligarchia sia la sola forma accettabile di democrazia, ma io non sono di questo avviso», afferma Meloni. «Ho combattuto questo principio surreale in Italia, e intendo combatterlo anche in Europa».  

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