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Corruzione e bustarelle nella sanità in Sicilia, arrestati diversi primari: c'è anche il messinese Antonio Micari

Arrestate e poste ai domiciliari dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania nove figure di vertice della sanità siciliana.

L’indagine sulla corruzione nella sanità siciliana, che al centro ha un presunto scambio corruttivo tra formazione e acquisti per forniture mediche, vede coinvolti due professori, rispettivamente direttori di Uoc, presso i Policlinici universitari a Catania e a Messina: si tratta, rispettivamente, di Corrado Tamburino e Antonio Micari.

Altri due professori destinatari di misure cautelari operano nei poli ospedalieri di Siracusa e Ragusa: sono, rispettivamente, Marco Contarini e Antonino Nicosia. La Gdf rileva come i docenti siano membri di un Comitato medico-scientifico del progetto «Sicilian Cardiovasculary Academy» che si occuperebbe dello sviluppo di formazione nella specializzazione di competenza.

«Ciascuno di essi, sfruttando la propria posizione di vertice del rispettivo reparto - spiegano gli investigatori - avrebbe intrattenuto rapporti con i rappresentanti delle società di distribuzione al fine di negoziare le cifre da erogare in occasione degli eventi organizzati dal comitato scientifico. Ciò sebbene la normativa di settore imporrebbe un completo distacco tra i membri di detto Comitato e i soggetti che si occupano di produzione e distribuzione di prodotti sanitari».

Le misure cautelari riguardano, poi, i referenti di tre società farmaceutiche Rosa Vitale, Caterina Maugeri e Giancarlo Antonino Girlando, referenti delle catanesi, Presifarm, Archigen e Cardiovascular, e Francesco Dottorini, referente di una multinazionale.

Vitale Maugeri e Girlando «sarebbero apparsi perfettamente a conoscenza del sistema corruttivo, facendone parte in maniera attiva, così contribuendo alla sua alimentazione. Le evidenze raccolte restituirebbero un contesto nel quale i predetti avrebbero mantenuto contatti con i dirigenti sanitari in occasione dell’organizzazione di eventi, valutando le richieste economiche pervenute e gli importi da elargire e ponendo tali valutazioni in correlazione con l’entità di propri dispositivi da impiantare». Quanto a Dottorini, sebbene avesse più volte criticato il sistema dei finanziamenti ne avrebbe fatto «pienamente parte, spiegando peraltro ad altri come eludere il controllo dei legal, i quali non avrebbero accordato ulteriori somme, oltre a quelle già promesse, a titolo di sponsorizzazione di detti eventi formativi».

Dottorini, in almeno una occasione, avrebbe discusso «in maniera esplicita con il medesimo interlocutore dei contributi da erogare e del conseguente necessario incremento del numero di valvole che i presidi ospedalieri avrebbero dovuto acquistare, lamentandosi per il numero di prodotti impiantati l’anno precedente e aspettandosi un incremento a fronte dei contributi erogati».

Infine, dentro il sistema corruttivo sarebbe stato Pietro Sola, amministratore dell’agenzia di viaggio Collage di Palermo. sarebbe lui il «provider degli eventi del progetto di ricerca scientifica promosso dai dirigenti sanitari, ponendosi quale diretta figura di riferimento di questi ultimi per le sovvenzioni in denaro formalmente destinate all’organizzazione di incontri. In un recente evento svoltosi a Catania a maggio sarebbero state raccolte somme dalle imprese produttrici di Tavi e Stent per cifre consistenti, pari a circa 500 mila euro».

Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio: per questi reati sono state arrestate e poste ai domiciliari dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania nove figure di vertice della sanità siciliana.

Si tratta di quattro direttori di Unità operative complesse (Uoc) di Aziende ospedaliere delle province della Sicilia orientale, tre rappresentanti di società di distribuzione locale di multinazionali produttrici di dispositivi medici, un rappresentante di tali multinazionali e un provider per l’organizzazione di eventi formativi, dietro i quali, secondo gli investigatori, si svolgeva uno 'scambiò che consentiva alle ditte aggiudicatarie di appalti e organizzatrici della formazione di poter vendere alle Asp dispositivi medici a prezzi più alti di quelli Consip.

L’ordinanza del Gip è stata eseguita nelle province di Catania, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Perugia Le indagini sono partite da quanto accadeva al Policlinico «G. Rodolico - San Marco» di Catania, dove destavano sospetti alcuni acquisti di forniture mediche. Questi giungevano, spiegano gli investigatori, da un «più ampio sistema dedito alla commissione di diversi atti corruttivi a opera di dirigenti sanitari e rappresentanti delle società di distribuzione locale di multinazionali produttrici di dispositivi medici, utilizzando lo schermo delle sponsorizzazioni economiche di eventi formativi medici».

In particolare le società Presifarm, Archigen e Cardiovascular, distributrici locali per conto di multinazionali operanti nel settore, avrebbero promesso e poi elargito ingenti somme di denaro per l’organizzazione da parte dei citati dirigenti sanitari di convegni e congressi di medicina finalizzati alla formazione, l’ultimo dei quali si è svolto a Catania nel mese di maggio. Le ditte «più generose» nelle sponsorizzazioni sarebbero le stesse aggiudicatarie delle gare aziendali, di bacino o della Cuc Regione Siciliana per l’acquisto di propri dispositivi medici, in lotti la cui quantità è decisa dal direttore dell’Uoc o del dipartimento. «Allo scopo di accrescere il proprio fatturato - proseguoino gli investigatori - le ditte produttrici, e di conseguenza le aziende distributrici, avrebbero avuto interesse a finanziare i dirigenti sanitari affinchè favorissero gli ordini di dispositivi medici da loro prodotti e distribuiti. Sarebbe emersa una proporzionalità tra somme da elargire, le dimensioni della casa produttrice e il numero dei dispositivi medici da acquistare».

 

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