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L'invasione dei pesci alieni nel Mediterraneo: entro il 2050 ce ne sarà uno su tre

Sarà necessario conoscere queste nuove specie e mettere in allerta da eventuali pericoli legati al semplice contatto in fase di cattura o al consumo alimentare

Entro il 2050 oltre il 30% di pesci, molluschi e crostacei potrebbero non essere di origine dell’area mediterranea. A stimarlo è Confcooperative-Fedagripesca, nel precisare che già oggi su 17mila specie ittiche, 1.000 sono aliene.

È l’effetto dei cambiamenti climatici e della tropicalizzazione dei mari che impattano sui consumi e sulla pesca, spiega l’associazione che, attraverso il suo centro studi Cirspe ha avviato una campagna di informazione rivolta ai pescatori per far conoscere queste nuove specie e mettere in allerta da eventuali pericoli legati al semplice contatto in fase di cattura o al consumo alimentare.

«Proprio dai pescatori arrivano i primi segnali che qualcosa in mare sta cambiando - fa sapere il vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca, Paolo Tiozzo - quello che finisce nelle loro reti è un pò la cartina di tornasole delle nuove presenze che in molti casi minacciano gli ecosistemi marini e la pesca professionale». Del resto sono gli operatori ittici i primi a segnalare un problema, una sorta di sentinelle, e i primi a pagarne i danni, come nel caso del granchio blu, il nemico numero uno degli allevatori di vongole del nel Delta del Po e ora del vermocane, nel Sud d’Italia.

Ed è proprio il vermocane che questa estate potrebbe contendere al granchio blu lo scettro di specie ittica più detestata dai pescatori, fa sapere Fedagripesca. Urticante come una medusa e vorace come un piranha, il vermocane è una specie aliena lunga dai 20 centimetri per arrivare ad 1 metro, che sta rendendo difficile l’attività in mare in Puglia, Calabria e Sicilia; va a colpire soprattutto i mestieri artigianali e di piccola pesca, visto che gli avvistamenti sono entro i 25 metri di profondità e quindi abbastanza vicini alla costa.

Settimo, pescatore siciliano, conferma che la presenza del vermocane oggi è di mille volte superiore rispetto a due anni fa, costituendo un nuovo pericolo economico. Sì perché si insinua nelle reti i e divora i pesci catturati, lasciandone solo le lische. Una minaccia anche per gli attrezzi da pesca, visto che è una specie molto urticante e i pescatori per liberarsene devono spesso rompere le reti evitando di spezzarli in più parti e farli cadere in mare, perché si rigenerano. E anche la strada della valorizzazione gastronomica per ridurne il numero non si può percorrere perché, a differenza del granchio blu, il vermocane non si può mangiare. Ma sono tante le specie aliene da disco nero o rosso. È il caso del pesce scorpione dotato di aculei in grado di inoculare veleno spesso letale, anche dopo diverse ore che è stato pescato. Non basta nemmeno la cottura per neutralizzare il pesce palla argento proveniente dal canale di Suez che vive tra i 18 e i 100 metri di profondità; contiene, infatti, una tossina molto velenosa in grado di resistere alle alte temperature. Non letali, ma da manipolare con attenzione e da mettere al bando anche in cucina, il pesce coniglio scuro, il pesce armato rosso, la seriola fasciata, lo sgombro spagnolo e il pesce gatto dei coralli.

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