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La sindaca di Villa San Giovanni alla Camera: "Ponte rischia di essere un'eterna incompiuta"

Sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina c'è «l'assoluta incertezza temporale sulla fase costruttiva» e la «paura» dei territori è che i cantieri finiscano «per rimanere lì come ecomostri e incompiute»: lo ha detto stamani la sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, parlando in audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera nell’ambito dell’esame del decreto legge Infrastrutture. Secondo la sindaca, nella parte del provvedimento in cui si aggiorna la procedura di approvazione definitiva dell’opera si fa «un’ingiustificata forzatura procedurale». «L'opera Ponte - ha aggiunto - non può essere immaginata come una sommatoria di tanti lotti» e il «paradosso» è che anche la fase degli espropri o della realizzazione del blocco ancoraggio del ponte possano essere considerati «come una fase costruttiva».

«Cosa succede se a questa fase costruttiva non seguirà altro?», si è chiesta la sindaca, secondo cui «il danno sarebbe inimmaginabile» se il "progetto definitivo non sarà trasformato in progetto esecutivo, ma in tanti progetti esecutivi quanti sono i lotti». «Ci troviamo catapultati indietro di più di 10 anni o forse 20» ha concluso Caminiti, sollecitando alla commissione e all’intero parlamento «interlocuzioni dirette con le amministrazioni locali».

Le disposizioni contenute nel decreto legge Infrastrutture in merito al Ponte sullo Stretto di Messina sono «l'ennesima ingiustificata forzatura procedurale che con l'obiettivo di accelerare la realizzazione di un progetto ancora fragile sotto il profilo amministrativo, tecnico, economico e sociale», e si pongono «in palese contrasto con le regole e le norme sia nazionali che europee». Lo ha detto Guido Signorino, presidente del Comitato "Invece del ponte - cittadini per lo sviluppo sostenibile dell’area dello Stretto", parlando stamani in audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera. In particolare, secondo Signorino, la norma che rivede il termine del 31 luglio 2024 per l'approvazione del progetto esecutivo del Ponte, con l'introduzione di una «indeterminata possibilità» anche per fasi costruttive, «non ha le caratteristiche per essere inserita costituzionalmente in un decreto legge, in quanto non è né necessaria né urgente». «L'ipotesi di procedere per fasi costruttive - ha spiegato - può concretizzarsi nel caso in cui i progetti di cui si discute sia articolati in lotti funzionali». Per il presidente del Comitato «il progetto non ha peraltro caratteristiche di definibilità». «Non abbiamo ancora l'elaborazione di tutti gli elaborati - ha detto -, inoltre altri elementi tecnici di grande rilievo potrebbero impattare significativamente sui costi». Proprio sul fronte dei costi il dl, ha aggiunto Signorino, «introduce la revisione del perimetro finanziario» dell’opera, «limitando a 11,6 miliardi la disponibilità». «Mancano all’appello quasi 2 miliardi di euro, questo decreto sancisce definitivamente la mancanza di copertura finanziaria integrale dell’opera», ha concluso.

Cgil: "Ponte Stretto rischia di essere cattedrale nel deserto"

Sul Ponte sullo Stretto di Messina "occorre accendere un faro, perché rischiamo di costruire una cattedrale nel deserto": lo ha detto Michele Azzola, coordinatore dell’area politiche industriali della Cgil nazionale, in audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera nell’ambito dell’esame del decreto legge Infrastrutture. Secondo Azzola il provvedimento, in tema di ponte sullo Stretto, introduce «una procedura assai anomala, che scardina il meccanismo che prevedeva la presentazione del progetto esecutivo entro il 31 luglio», introducendo progetti esecutivi «anche per fasi costruttive successive». «Questo - ha commentato - non ha senso per un’opera unica. Andando per avanzamenti successivi abbiamo un sistema dei costi che salta completamente. La strada che si è introdotta è dunque altamente pericolosa sia per il tema delle finanze che per la realizzazione complessiva dell’opera». Anche per Irene Pata della Uil il rischio è «che i prezzi possano lievitare nel tempo rispetto a quelli prefissati». E’ quindi «indispensabile», ha detto intervenendo anche lei in audizione, «una supervisione costante per evitare esplosioni incontrollate del costo dell’opera».

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