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Cara Lorena, scusali, se puoi

Cara Lorena,
scusali, se puoi
Lorena è stata strangolata. Lorena è stata vittima dell’ennesimo femminicidio. Lorena manca da quattro anni ai suoi familiari, alle sue amiche, a tutti coloro che l’hanno conosciuta. Lorena, Lorena, Lorena.
Se il suo nome risuonasse continuamente, come quello di tutte le donne vittime di violenza assassina, non ci sarebbe spazio per attenuanti generiche e per giustificazioni. Lorena, Lorena, Lorena.
Era lei, così bella, solare, intelligente, mossa da una passione per la Medicina, lei che aveva fatto tanti sacrifici, per studiare all’Università, lei la ragazza di Favara, che aveva conosciuto quell’infermiere calabrese, con cui era nata una storia, vissuta qui da noi, in una villetta a Furci.
Ma non chiamiamola storia d’amore perché non può mai esserci amore in chi non ha esitato a strangolare la donna che diceva di amare. Un “raptus”, dovuto allo stato di angoscia e prostrazione provocato dai primi giorni della pandemia? Eppure, un infermiere avrebbe dovuto vivere quell’emergenza sanitaria con senso di responsabilità. Ma al di là di quello che può essere scattato nella mente dell’assassino, al di là dei suoi turbamenti, della «specificità del contesto», come scrivono nel solito arido linguaggio burocratico i giudici della “Suprema” Corte, come si può mai trovare un’attenuante all’estrema violenza su una donna? Come si può?
Lorena è morta. Lorena è stata uccisa. Lorena avrebbe dovuto conseguire la laurea proprio in quel periodo, le mancava pochissimo, tanto studio, coronato poi con un riconoscimento “ad honorem”, concessole in memoria dall’Università di Messina. Come una medaglia al valore a chi ha perso la vita in guerra... Ma che se ne fa la famiglia di Lorena, di quel diploma, oggi che la Cassazione dice che il processo va rifatto? Perché in quel collegio giudicante, suprema garanzia del Diritto in questo Paese, non c’era neppure una giudice? Perché un collegio composto da soli uomini?
È Lorena la vittima, Lorena non c’è più. Lo vogliamo capire o no? E tu, cara Lorena, scusali, se puoi...

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