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Il naufragio nel Palermitano: "Forse un errore umano, bastavano 15 minuti per salvarsi". Parla l'ingegnere della Perini Navi: "L'allerta meteo era nota in tutto il Sud"

«Forse un errore umano, che potrebbe rivelare un’impreparazione di fronte all’arrivo di quella perturbazione. Ma bastavano quindici minuti per mettere in pratica tutte le misure di sicurezza che avrebbero aiutato a salvarsi».

L’analisi sulle possibili cause della tragedia in mare a Porticello arriva da un esperto del settore, un ingegnere della Italian Sea Group, la società proprietaria di Perini Navi, il gruppo viareggino di cantieri che nel 2008 varò il veliero Bayesian affondato due giorni fa. Secondo l’esperto, che da anni lavora nel settore e che parla a titolo personale e preferisce rimanere anonimo, sarebbero diversi gli errori che potrebbero essere stati commessi: dalle mancate chiusure dello scafo ai motori spenti, fino alle persone presenti ancora in cabina.

«Tra i protocolli di sicurezza basilari - spiega l’ingegnere - c'è quello di avere sempre una persona di guardia in plancia che controlla gli avvisi di burrasca, anche con la barca ferma in rada». E poi «andavano sicuramente chiuse tutte le aperture dei portelloni a scafo: se in determinate condizioni questo non avviene possono scaturire una serie di eventi rapidi e successivi che fanno perdere la stabilità e la galleggiabilità». In generale, secondo l’esperto, dalle informazioni che si hanno finora si nota «una certa impreparazione della barca all’evento atmosferico che l’ha coinvolta. Eppure era noto: c'era un’allerta in tutta la zona Sud, dalle mappe meteo si vedeva un fronte freddo arrivare da nord ovest. A mezzanotte l’evento avverso era al largo di Napoli, poi è arrivato velocemente a Palermo. C'era il tempo per prepararsi».

Resta quindi fondamentale stabilire se si sia sta messo in campo tutto il protocollo da attivare in questi casi. "All’arrivo della perturbazione si chiudono tutte le aperture a scafo e tutte le persone a bordo che si trovano in cabina vanno mandate in salone. Infine con i motori accesi ci si prepara a ricevere il vento in prua», spiega l’ingegnere, che conta i tempi. «Un portellone a scafo si può chiudere tra i trenta e i sessanta secondi, per mettere in moto il veliero ci vuole un altro minuto e, considerando, la preparazione delle persone che vanno allertate e richiamate dalla cabina, in tutto servono quindici minuti. Con la tromba d’aria in arrivo, c'era tutto il tempo per salvarsi attivando tutte le misure di sicurezza». Quanto successo - prosegue - stupisce ancora di più considerando che di fianco al Bayesian c'era uno yatch di 35 metri che ha adottato tutte queste misure e infatti non è successo nulla. Il colpo di vento è stato intenso e di brevissima durata, ma non era una tromba d’aria come è stata quella di Formentera una settimana fa o come quella di due anni fa partita dalla Corsica e arrivata fino a Marina di Carrara».

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