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Sinner, caso doping? Non ho fatto niente di sbagliato

«Non ho fatto niente di sbagliato». È netto Jannik Sinner, incontrando la stampa prima degli Us Open che inizieranno lunedì, in merito alla questione doping, che lo ha visto indagato e assolto per assunzione involontaria di una dose microscopica di Clostebol. Assoluzione che «ovviamente è semplicemente un sollievo». «Non è certamente una situazione ideale prima di uno Slam, ma nella mia mente io so di non aver fatto niente di sbagliato. E questo mi dà forza», ha detto il numero uno al mondo ai giornalisti, parlando per la prima volta della vicenda nel giorno dell’annuncio del licenziamento dei due protagonisti, il fisioterapista Giacomo Naldi e il preparatore atletico Umberto Ferrara: «Sono stati importanti nella mia carriera e li ringrazio», ha tenuto a sottolineare Sinner.

Preparazione agli US Open e il supporto del team

«Diciamo che abbiamo passato 'un po' di cose ultimamente, sono contento di essere qua e di giocare l’ultimo Slam della stagione. Speravo di arrivare in 'maniera libera'. L’ultimo periodo non è stato semplice. Simone Vagnozzi e Darren Cahill mi hanno tenuto su», ha aggiunto Sinner ai microfoni di Sky Sport. «Io lavoro ogni giorno per migliorare e cerco di divertirmi il più possibile in campo. Prima ero un ragazzino e non capivo come funzionavano un po' le cose. Ora è tutto diverso», ha detto l’azzurro a proposito del suo primo turno a New York, contro lo statunitense Mackenzie McDonald, affrontato la prima volta nel 2021 sul cemento di Washington. (AGI)

Ricostruzione del caso Clostebol

Tornando sul caso Clostebol, Sinner ha ricostruito la storia. «Quando siamo stati informati della positività, la prima cosa che abbiamo fatto è stata provare a capire quale fosse la sostanza. Abbiamo chiesto a Umberto, perché è quello che conosce bene queste cose. Ha capito subito che si trattava del suo spray, e come era finito nel mio organismo. Ha spiegato tutto subito ai giudici, per questo ho potuto continuare a giocare. Naturalmente dietro le quinte dovevamo anche cercare di capire cosa sarebbe potuto succedere in futuro ma se ho potuto giocare è stato perché hanno creduto in me, in noi», ha spiegato l’azzurro.

Preoccupazioni e reputazione di Sinner

Certo, ha aggiunto, «ero preoccupato perché era la prima volta che mi succedeva, e spero che sia l’ultima. C'è anche da considerare la concentrazione, 0.000000001, ci sono tanti zeri prima di arrivare all’uno. Ma ero preoccupato, perché metto sempre molta attenzione a queste cose, sono attento e corretto». Sinner ha parlato anche delle possibili conseguenze dal punto di vista della reputazione, dell’immagine che può derivargli dopo questa vicenda. «Ho continuato a giocare perché so di non aver fatto niente di male, di essere sempre stato un giocatore pulito. Chiaramente questa notizia può cambiare qualcosa ma chiunque mi conosca bene sa che non farei mai qualcosa contro le regole. Rimane un momento molto duro per me e per il mio team. Qui capisco anche chi sono i miei amici e chi no. Per la reputazione vedremo, non è una cosa che posso controllare», ha concluso il numero uno del mondo.

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