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20 anni dalla scomparsa di Denise Pipitone. La mamma Piera Maggio: "Spero di riabbracciarla, ma non voglio fare più appelli"

Denise Pipitone con la madre Piera Maggio

Sono trascorsi 20 anni dalla misteriosa scomparsa di Denise Pipitone, avvenuta a Mazara del Vallo il primo settembre 2004. Aveva solamente quattro anni. Stava giocando, intorno a mezzogiorno, davanti casa, in via Domenico La Bruna, angolo Via Castagnola. Si trovava con la nonna, quando è uscita dal garage-cucina per rincorrere un cuginetto. Ha svoltato l’angolo della strada e poi di lei non si è saputo più nulla. L’ultimo avvistamento è di una zia che ha raccontato di averla vista l’ultima volta intorno alle 11.45 dirigersi verso casa, dove però non tornerà mai più. Da quel momento, in quei pochi minuti, si sono completamente perse le tracce della bambina. "Sicuramente ricordo di quel giorno il cambiamento totale della mia vita, di male in peggio - dichiara Piera Maggio all’Italpress - vivevo una quotidianità che comunque, per la parte personale era montata in un’apparenza di vita vissuta. Era un montaggio di apparenze in cui mantenevamo un nucleo quasi normale, ma di normale non c'era niente tra noi come coppia però si andava avanti. Dall’1 settembre in poi è emerso tutto quello che si è evidenziato in tutti questi anni, anche la mia vita personale è stata sviscerata".

"Appelli ne ho fatti abbastanza - ricorda Piera Maggio -. Il mio non è più un appello, non lo voglio chiamare appello e appelli non ne voglio fare più. Quello che mi sento di dire è che la verità c'è, i bambini non scompaiono nel nulla, Denise è stata sequestrata davanti casa contro la sua volontà, quindi di sequestro si tratta. La nostra caparbietà, quella mia e di Pietro è di portare avanti tutto quello che riguarda la giustizia e la verità su questo caso. Noi ci speriamo sempre di potere riabbracciare mia figlia, fino a prova contraria. Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo all’infinito perché altrimenti scriveremo un’altra storia. I bambini scomparsi vanno cercati, non vanno archiviati. Mi sento di dire che siamo convintissimi che la verità sta lì dentro, in quei fascicoli. Ci vuole veramente la buona volontà di un magistrato che se ne prenda carico di tutto quello che c'è lì dentro. Quello che è recuperabile perché, purtroppo, ci sono degli errori a cui non si può tornare indietro. Errori di chi si è avvicendato nel tempo. Nessuno è venuto a Mazara del Vallo a prendere in una periferia Denise Pipitone. Di conseguenza, chi ha preso Denise sapeva chi era".

Piera Maggio quel giorno era ad un corso di informatica che stava frequentando, riceve una chiamata in cui le viene comunicato che Denise era scomparsa e che tutti la stavano cercando. Via Domenico La Bruna si è subito riempita di forze dell’ordine e curiosi: iniziano le ricerche. Piera ripete agli inquirenti che la sua bambina non si sarebbe mai allontanata da sola perché era timida e non si fidava degli sconosciuti. "Magari nella mente di chi osserva dall’esterno tutto sembra qualcosa di veloce ma in realtà dietro ci sono 20 anni di sofferenza continua da parte nostra - aggiunge Piera Maggio -. Io come mamma di Denise, ma anche il papà naturale di Denise abbiamo una sofferenza e continua, anche se non è sempre in prima linea ma è colui che mi ha sostenuto in tutti questi anni. Sono vent'anni di sofferenza, di dispiaceri, anche a livello giudiziario perché voglio ricordare a tutti, anche se spesso si dimentica, Denise è un caso a sé. Non ce ne sono tanti di casi come Denise. Il nostro è stato il primo caso in cui c'è stato un processo, fino al terzo grado, di cui c'è stata un’imputata, assolta fino in terzo grado per insufficienza di prove. Questa è una cosa che si dimentica - prosegue - non solo si vive il calvario doloroso della perdita di una figlia, ma noi abbiamo dovuto attraversare anche anni di processi dove c'era tutta la sofferenza possibile anche nel seguirli dentro le aule giudiziarie. Voglio ricordare che non ce ne siamo persi neppure una, sia io che Pietro. Quindi, di conseguenza, nel soffrire per quello che succedeva dentro le aule giudiziarie. Noi eravamo lì, per certi versi anche scioccati per quello che accadeva lì dentro. Qualcosa di inimmaginabile. Lì si mettono da parte i sentimenti e quindi i casi diventano solo pratiche. A volte trattati come dei numeri. Noi abbiamo le idee sempre chiare di quello che è successo l'1 settembre, abbiamo sempre palesato le nostre opinioni e sentimenti dettati anche da fatti concreti che si sono avvicendati anche prima del sequestro di Denise. La parte processuale non sempre è corrispondente alla parte reale"

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