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Renato Vallanzasca lascia il carcere dopo 52 anni: ecco chi è "Il bel René'"

Esce dal carcere dopo quasi 52 anni di detenzione, al netto di storiche e clamorose evasioni, Renato Vallanzasca, uno dei criminali più noti d’Italia, ex boss della banda della Comasina che imperversava a Milano negli anni '70-'80. Soffre, da almeno un anno e mezzo stando alle consulenze mediche, di una grave forma di decadimento cognitivo progressivo e per questo oggi il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha deciso che, a 74 anni, potrà essere curato in una struttura assistenziale, in regime di detenzione domiciliare.

I giudici (le togate Carmen D’Elia e Benedetta Rossi, più due esperti) hanno accolto l’istanza presentata dagli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, i quali lavorando per mesi hanno anche individuato una Rsa disponibile ad accoglierlo, l'Opera della Provvidenza Sant'Antonio, in provincia di Padova, una struttura che si occupa di malati di Alzheimer e demenza. Il trasferimento del 74enne, dal carcere di Bollate alla Rsa, avverrà nel giro di qualche giorno, al massimo entro un paio di settimane, giusto il tempo di adempiere ad alcune formalità burocratico-amministrative, anche legate alla documentazione sanitaria.

Lo stesso sostituto pg di Milano, Giuseppe De Benedetto, nell’udienza del 10 settembre, dando parere favorevole alla richiesta della difesa, aveva spiegato che «è accertata la diagnosi di demenza, c'è un’incompatibilità conclamata con la detenzione in carcere ed è venuto il momento di modificare la condizione detentiva». La giudice D’Elia in aula aveva ripercorso - alla presenza anche di Vallanzasca, condannato, tra l'altro, a quattro ergastoli anche per omicidi e sequestri di persona e con «fine pena mai» - tutte le relazioni del servizio di medicina penitenziaria che hanno dato conto in questi mesi del fatto che «non è più autosufficiente».

Per l’ex protagonista della mala milanese prima dell’estate, tra l’altro, il Tribunale aveva riattivato i permessi premio in una comunità terapeutica, mentre nel maggio del 2023 la Sorveglianza aveva rigettato un’istanza analoga di differimento pena, ma all’epoca non era stato individuato un luogo di cura dove collocarlo.
Sotto il «profilo della pericolosità sociale», scrivono ora i giudici, è «attenuato» il rischio che Vallanzasca commetta altri reati, «in considerazione tanto delle attuali condizioni di salute debilitanti, quanto della risalenza nel tempo dei fatti per i quali» è stato condannato e della «regolare condotta tenuta» nei «permessi premio» di cui ha usufruito «ultimamente».

Il Tribunale parla di una «pericolosità sociale ridimensionata» ed «adeguatamente tutelabile» con la detenzione domiciliare nella struttura assistenziale, date le condizioni di salute «incompatibili» col carcere. I giudici, ad ogni modo, non hanno stabilito «il differimento tout court della pena», seppure a fronte della «grave infermità fisica» del 74enne, ma hanno concesso la detenzione domiciliare per le cure per una durata di "due anni».
Si tratta di una misura alternativa alla detenzione, che ovviamente sarà rivalutata dopo quel periodo. Nel provvedimento, infatti, si parla di un necessario «bilanciamento tra l'interesse del condannato ad essere adeguatamente curato» e le "esigenze di sicurezza della collettività».

Chi è Renato Vallanzasca?

Renato Vallanzasca Costantini è uno dei criminali più noti e controversi della storia italiana. Nato a Milano il 4 maggio 1950, Vallanzasca è stato il leader della temibile "Banda della Comasina", attiva negli anni '70 e '80. È stato responsabile di numerose rapine a mano armata, sequestri di persona e omicidi, che lo hanno portato a una condanna complessiva di quattro ergastoli e 295 anni di reclusione. Dopo aver trascorso 52 anni in carcere, Vallanzasca continua a essere una figura iconica del crimine organizzato italiano, noto anche per le sue rivolte carcerarie e rocambolesche evasioni.

La giovinezza e la formazione della Banda della Comasina

Renato Vallanzasca nacque e crebbe a Milano in un contesto difficile. Figlio illegittimo, prese il cognome della madre perché il padre era già sposato con un'altra donna e la legge non permetteva il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio. Fin dalla giovane età, Vallanzasca mostrò un'inclinazione per la criminalità: a soli otto anni tentò di liberare gli animali di un circo vicino casa sua, azione che lo portò al primo contatto con le forze dell'ordine e all'affidamento forzato a una parente. A 15 anni formò la sua prima banda nel quartiere milanese del Giambellino, stabilendo le basi per quella che diventerà la famigerata Banda della Comasina.

Gli Anni '70: rapine, omicidi e la prima evasione

Negli anni '70, Vallanzasca e la sua banda divennero noti per una serie di spettacolari rapine e sequestri che terrorizzarono Milano. Durante questo periodo, Vallanzasca ottenne il soprannome di "Il bel René" per il suo aspetto attraente e il fascino che esercitava sulle persone, nonostante la sua natura violenta. La sua carriera criminale subì una prima interruzione nel 1972 con il suo arresto dopo due rapine in supermercati. Condannato a dieci anni di prigione, Vallanzasca passò gran parte del tempo cercando di evadere, diventando noto per le sue numerose rivolte carcerarie e per i tentativi di fuga.

La sua prima grande evasione avvenne nel 1976, quando riuscì a fuggire dall'ospedale in cui era stato ricoverato, con l'aiuto di un poliziotto compiacente. Tornato in libertà, riprese le sue attività criminali che  culminarono in una serie di omicidi e rapine. Nel 1977, Vallanzasca fu catturato nuovamente dopo un conflitto a fuoco con la polizia che vide la morte di due agenti.

Gli anni '80: omicidi in carcere e i rapporti con la camorra

Durante la sua detenzione negli anni '80, Vallanzasca continuò a lasciare il segno all'interno del sistema carcerario italiano. Nel 1981, partecipò a una rivolta carceraria a Novara durante la quale uccise un ex membro della sua banda, Massimo Loi, che aveva deciso di collaborare con la giustizia. Questo episodio segnò un capitolo particolarmente oscuro nella vita di Vallanzasca. Nello stesso periodo, emersero anche presunti legami con la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, anche se Vallanzasca negò sempre di farne parte.

Le evasioni rocambolesche e la vita in carcere

Nel 1987, Vallanzasca riuscì a evadere nuovamente, questa volta dal traghetto che lo stava portando in un carcere di massima sicurezza in Sardegna. La sua fuga durò poco: fu catturato dopo poche settimane e riportato in prigione. Nel corso degli anni '90 e 2000, Vallanzasca tentò più volte di ottenere la grazia o la libertà condizionale, ma tutte le sue richieste furono respinte, sia per la gravità dei suoi crimini sia per la sua presunta mancata redenzione.

Gli anni 2000: tentativi di grazia e la fine della carriera criminale

Dagli anni 2000 in poi, Vallanzasca ha continuato a essere una figura controversa. Pur avendo mostrato segnali di un possibile cambiamento e aver lavorato in attività esterne durante alcuni periodi di semilibertà, ha comunque violato ripetutamente le condizioni imposte dal regime di semilibertà. Nel 2014, è stato arrestato per tentato taccheggio in un supermercato di Milano, portando alla revoca definitiva dei benefici durante la detenzione.

Renato Vallanzasca: tra leggenda e realtà

Renato Vallanzasca rimane una figura complessa e controversa nella storia del crimine italiano. Sebbene sia stato coinvolto in numerosi atti criminali violenti e spietati, il suo fascino e la sua capacità di eludere la legge hanno contribuito a creare un'aura di leggenda attorno alla sua figura. Anche oggi, Vallanzasca continua a essere un simbolo delle contraddizioni del crimine e della giustizia in Italia.

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