Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

È morto Totò Schillaci, il bomber delle Notti Magiche e del Messina delle favole

Totò Schillaci (Italia 90)

Quegli occhi non li dimenticheremo mai. Totò Schillaci se ne è andato, stroncato da un male che negli ultimi mesi non gli ha dato tregua. L'uomo capace di far innamorare l'Italia intera nei Mondiali del 1990 con i suoi gol e i suoi sguardi, dopo aver conquistato il cuore di tutti i messinesi. A inizio giugno era stato ospite al Giardino Corallo delle "Notti magiche", l'iniziativa organizzata da Rtp e dall'Associazione Development con Lello Manfredi per commentare le gare degli azzurri all'Europeo. E in quella occasione, intervistato da Salvatore De Maria, aveva ricordato gli splendidi anni trascorsi a Messina da quando nel 1982 era arrivato dall'Amat, società dilettantistica del Palermitano, per giocare nelle giovanili. Ma Alfredo Ballarò, l'allenatore della prima squadra, lo aveva notato subito e lo aveva aggregato al suo gruppo. Da lì Totò apre le ali.

Dopo aver segnato 11 gol complessivi nelle sue prime 3 stagioni, ne fece altrettanti nella quarta, contribuendo in maniera decisiva alla promozione dei siciliani in Serie B. Nella categoria cadetta, guidato da Franco Scoglio, giocò per altre tre stagioni, segnando 13 gol nel 1987-1988 e addirittura 23 nel 1988-89, quando fu capocannoniere con Zdenek Zeman in panchina. Fu quella stagione a lanciarlo nel calcio che conta, verso la Juventus che lo acquistò per 6 miliardi di lire. Già dalla prima stagione diventò titolare realizzando 15 gol in 30 partite di campionato. Contribuì in maniera decisiva alle vittoria del club bianconero in Coppa Italia e in Coppa Uefa. Queste ottime performance convinsero il ct Azeglio Vicini a convocarlo per il Mondiale del '90. Schillaci cominciò dalla panchina come riserva di Carnevale.

Nella seconda metà del secondo tempo dell’incontro di apertura contro l’Austria il match è ancora 0-0. Totò entra in campo e dopo quattro minuti segna di testa il gol che permette agli azzurri di vincere la partita. Inevitabilmente, Schillaci diventa titolare dell’attacco italiano con Roberto Baggio e segna in tutte le successive gare giocate dagli azzurri. Insomma, diventa il simbolo di Italia '90. Ma nelle stagioni successive la sua stella si eclissa. Comincia a segnare sempre meno, tormentato anche da una separazione da giornali scandalistici con la prima moglie Rita Bonaccorso: in una partita contro il Bologna, minaccia il giocatore avversario Fabio Poli dicendogli «ti faccio sparare».

Alla fine della stagione 1991-1992, con l’arrivo di Gianluca Vialli in bianconero, Schillaci trova sempre meno spazio e lascia il club torinese. Passa quindi all’Inter per 8,5 miliardi di lire, segnando in due stagioni 11 gol in 30 partite e partecipando al vittorioso cammino nella coppa Uefa dei nerazzurri, pur se lascia il club nell’aprile del 1994. Trasferimento in Giappone allo Júbilo Iwata dove diventa il primo calciatore italiano a militare nel campionato nipponico. Nel 1997 vince con la sua squadra la J. League, ma subisce anche un serio infortunio che lo relega definitivamente lontano dai campi di gioco, fino al ritiro ufficializzato nel 1999.

Appesi gli scarpini al chiodo Schillaci torna a Palermo dove, nel 2001 si candida come consigliere comunale con Forza Italia. Eletto, si è dimette dopo un paio d’anni. Nel 2004 partecipa al reality «L'isola dei famosi» e nel 2008 prende parte al film «Amori bugie e calcetto» insieme ad altri ex calciatori. Nel 2011 interpreta il ruolo di un boss mafioso in una puntata di «Squadra antimafia - Palermo oggi». L’anno dopo fa un cameo in un episodio della serie «Benvenuti a tavola - Nord vs Sud». Con Andrea Mercurio, nel 2016, pubblica l’autobiografia «Il gol è tutto». Nel 2019 s'improvvisa rapper e partecipa al singolo «Gli anni degli anni» dei 78 Bit. Nel 2021 prende parte come concorrente al programma televisivo «Back to School», nel 2023 in coppia con la moglie Barbara, arriva in semifinale nel reality «Pechino Express": scampoli di popolarità per uno che in un’altra semifinale, nel 1990, era stato capace di far sognare più di 27 milioni di telespettatori.

La scheda

Schillaci ha giocato 7 stagioni in giallorosso totalizzando complessivamente, tra campionato e Coppa Italia, 256 presenze (record della storia biancoscudata) e realizzando 77 reti (secondo solo a Renato Ferretti, 89). In giallorosso ha vinto due campionati (C2 e C1) e un titolo di capocannoniere in B (23 reti) prima di spiccare il volo: tre anni alla Juve (26 gol), con la prestigiosa parentesi azzurra (7 gol in 16 presenze: oltre al titolo di re dei bomber del Mondiale anche un terzo posto con la Nazionale e un secondo al Pallone d’Oro 1990, dietro al tedesco Lothar Matthäus), due all’Inter (11) prima della ricca esperienza vissuta in Giappone (58 reti in tre anni) dove ha concluso la carriera. Nel periodo di Scoglio è stato uno dei giallorossi più amati assieme a Caccia e Catalano.

Il tumore

Recentemente su Sky - come detto - era stato concorrente assieme alla moglie Barbara della nuova edizione di ‘Pechino Express': una rivincita sulla vita dopo la botta della diagnosi di tumore all'intestino che gli aveva fatto passare momenti terribili, come da lui stesso raccontato. "Il mondo mi è caduto addosso – aveva detto – sono andato in depressione, avevo paura di morire. In mente mi è venuto di tutto, ma fortunatamente questo brutto male era circoscritto al colon, non ha danneggiato altri organi ed è stato tolto. Non ho più il retto e lo sfintere. Però tra morire e avere questi problemi, meglio qualche piccolo problema. Sono stato operato due volte, poi a distanza di sei mesi mi hanno trovato una piccola macchiolina sulla cervicale, me l'hanno bruciata una settimana fa con la radioterapia e oggi ho i controlli per sapere se tutto è a posto. Ma mi sento bene, vorrei continuare a vivere. E l’esperienza di Pechino Express, girato in India, mi ha dato nuovo coraggio e forza: nonostante le difficoltà la vita va avanti". Ma evidentemente quel maledetto male non lo aveva lasciato del tutto.

Totò aveva parlato anche della moglie Barbara: "È stata il mio medico personale, in tutto. Mi è stata sempre vicino: non volevo uscire, ero depresso, ho sofferto, ho avuto dolori. Lei c'era, mi ha preso per i capelli e mi ha detto di riprendermi la mia vita. È stata una guerriera, mi ha tenuto in piedi. Ero perplesso sul partecipare a Pechino Express perché mi ero appena ristabilito dal tumore, ma le rassicurazioni dei medici e la volontà di mia moglie hanno fatto la differenza. Non sono partito in condizioni ottimali, ma lo spirito di adattamento non mi è mai mancato".

 

 

Caricamento commenti

Commenta la notizia