Regione Siciliana, stop all’infornata di nuovi assessori: riforma degli enti locali più sobria
Il centrodestra alla fine si è fermato. Complice il pressing di Renato Schifani, da sempre contrario, la norma che avrebbe dato a ogni sindaco la possibilità di nominare un assessore in più è stata bocciata nel voto decisivo in commissione Affari Istituzionali all’Ars. L’articolo che avrebbe creato 390 poltrone in più in Sicilia è andato Ko per il voto trasversale di maggioranza e opposizione. Segnale che il sostegno unanime che si era registrato in fase di gestazione è venuto meno per via dell’ostilità dell’opinione pubblica. Non se ne farà niente. A meno di colpi di scena in aula. Ma il testo della riforma degli enti locali che la commissione guidata da Ignazio Abbate (Dc) ha approvato ieri contiene ugualmente norme dal forte appeal per i partiti. Crea innanzitutto la figura del consigliere supplente: il primo dei non eletti che entra temporaneamente in consiglio per sostituire chi va in giunta col ruolo di assessore. C’è anche la norma che permette di eleggere un secondo vice presidente del consiglio comunale, almeno nei Comuni con più di 30 mila abitanti. E c’è pure l’articolo che estende ai Comuni fino a 15 mila abitanti la possibilità per il sindaco di correre per un terzo mandato. Insieme a questo viaggia l’articolo che obbliga a nominare almeno il 20% di assessori di sesso femminile. Previsti pure nuovi obblighi per il sindaco: ogni anno deve presentare al consiglio comunale una relazione sull’attuazione del programma, pena una sanzione che vale la metà dello stipendio. Salgono fino a 72 al mese le ore in cui un consigliere, o un sindaco o un assessore possono chiedere di assentarsi dal posto di lavoro per partecipare all’attività del consiglio o della giunta. Infine cambia il margine per l’approvazione della mozione di sfiducia al sindaco: servirà il voto del 70% dei consiglieri. Anche se la norma che promette di avere effetti più radicali è quella che modifica il sistema di nomina dei revisori dei conti dei Comuni: «La riforma istituisce due albi - illustra Abbate -. Uno per il presidente e l’altro per i due membri del collegio. Da entrambi la scelta avverrà per sorteggio. E ci saranno due bandi per essere inseriti nel relativo albo». Il testo arriva in aula oggi. E i primi articoli potrebbero essere votati già domani. Ma si annuncia una valanga di emendamenti, perché questa è una riforma sulla quale ogni partito vuole caricare alcune delle sue storiche battaglie per definire gli assetti politici interni e nelle coalizioni.