La pistola «l'ho comprata tramite un contatto su Telegram, di Foggia (San Severo, ndr). Era una Beretta calibro 7,65, che ho pagato 1400 euro; l’ho portata altre volte in discoteca e l’ho portata, come in questo caso, addosso. Preciso che non ci sono mai perquisizioni, se non presso le discoteche più grandi e solo nelle serate più partecipate». E’ quanto confessato, in fase di interrogatorio, dal 21enne Michele Lavopa, accusato dell’omicidio della 19enne Antonella Lopez e del ferimento di altre quattro persone, tra cui il rampollo della famiglia Palermiti, il 20enne Eugenio Palermiti, aggravato dal metodo mafioso, detenzione e porto illegale di armi, oltre che di ricettazione. L’episodio è avvenuto il 21 settembre scorso all’interno del lido disco-bar «Bahia» di Molfetta (Ba).
Lavopa avrebbe dapprima dichiarato di aver gettato la pistola in mare, poi avrebbe ritrattato spiegando che «ci siamo recati nel quartiere San Paolo, dove abbiamo cambiato auto, io sono salito sull'autovettura in uso a Mario Ruta e, insieme a Giuseppe Fresa (entrambi indagati per favoreggiamento, ndr), siamo andati in capagna, in agro di Bitonto, per disfarci dell’arma». Si trattava di una Beretta illecitamente detenuta, poi rinvenuta nella disponibilità di un 17enne di Bitonto (indagato per favoreggiamento), nella sua abitazione, compresa di caricatore, senza cartucce. Il furto della pistola era avvenuto il 6 maggio 2018 a carico di un privato: l’arma detenuta da Lavopa, dunque, risultava compendio di furto. Per questo, a carico del 21enne, è stata contestata anche la ricettazione.
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