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Termovalorizzatori in Sicilia, cantieri entro il 2025. Fissato un cronoprogramma per il piano rifiuti

Il presidente Schifani a inizio novembre prevede di mettere l’ultimo timbro e avviare l’iter

Entro ottobre i bandi per i termovalorizzatori

Nel calendario sul tavolo di Schifani c’è una data segnata in rosso all’inizio del mese di novembre. È in quel momento che il presidente prevede di mettere l’ultimo timbro al piano rifiuti e far scattare così un (lungo) countdown che prevede già tutte le scadenze per arrivare, più o meno entro la fine del 2025, all’apertura del cantiere per realizzare i due termovalorizzatori.
Mentre a Roma si discute la norma, inserita nel decreto Omnibus, che gli garantirà poteri commissariali anche più ampi degli attuali, Schifani ha messo a punto la tabella di marcia. La commissione Ambiente dell’Ars sta per emettere il proprio parere, non vincolante, sul piano rifiuti. Poi toccherà al Cga. A quel punto non ci saranno più ostacoli per realizzare i due impianti in cui finirà la parte residuale dell’immondizia, quella non differenziata a monte dai cittadini.
I due impianti nasceranno a Bellolampo e nell’area industriale di Catania: «Il primo atto del percorso che porterà ai due termovalorizzatori – ha detto ieri Schifani – sarà a novembre l’approvazione finale del piano rifiuti. È una sorta di Prg per la gestione dei rifiuti. Li sono previsti, tra l’altro, i due impianti. Dunque, approvato il piano, si passa alla fase operativa. E non si torna più indietro su questa decisione».
I nuovi poteri commissariali che Roma sta per affidargli gli consentiranno di tagliare i tempi di alcuni passaggi tecnico-amministrativi. Ma non gli consentiranno di assegnare gli appalti senza gara. Da qui un iter che punta invece a una doppia gara: «Prima di tutto dovremo completare il capitolato d’appalto. E lo faremo nella prima metà del prossimo anno. Poi, in estate, pubblicheremo il primo bando, quello per assegnare l’incarico di progettazione dei due impianti. In questo modo contiamo di avere i progetti cantierabili nella seconda metà del 2025». E poi ci sarà la vera e propria gara per assegnare i lavori. Qui il presidente anticipa alcune decisioni: «Non ci affideremo al project financing, perché poi l’azienda vincitrice imporrebbe un canone di gestione molto alto che graverebbe su Comuni e cittadini (provocherebbe cioè un aumento della Tari, ndr). Prevediamo invece di affidare un appalto di costruzione e gestione. Significa che chi costruirà i termovalorizzatori si occuperà anche della loro gestione, almeno per i primi anni».
I fondi per la realizzazione li ha già stanziati la Regione: 800 milioni. «Proprio per il fatto che usiamo fondi del Fsc – spiega il presidente – non possiamo non fare gare pubbliche. Per di più quella che stiamo preparando è una gara europea. Nel bando inseriremo anche delle clausole che indicheranno i canoni di gestione».
La gara per la costruzione e gestione dovrebbe essere pubblicata entro la fine del 2025: «Il nostro obiettivo – è l’analisi del presidente – è arrivare alla posa della prima pietra entro un anno e mezzo dall’approvazione del piano rifiuti. Al massimo entro due anni». Poi per realizzare gli impianti serviranno ancora da due a tre anni. E saremo abbondantemente nella prossima legislatura: «Il punto è – ha concluso Schifani – che con gli atti che stiamo portando a termine attiviamo un processo irreversibile. Possiamo dire che siamo finalmente partiti e che la realizzazione dei termovalorizzatori ora è certa».
L’ampliamento dei poteri commissariali di cui si sta discutendo a Roma potrebbe tagliare qualche passaggio intermedio e accorciare di qualche mese il calendario appena stilato: «Ma di sicuro non ci permetterà di fare alcuna trattativa privata né di derogare alle norme ambientali o a quelle antimafia» è la rassicurazione del presidente ai deputati del Movimento 5 Stelle, che mercoledì avevano sollevato il dubbio che con la norma in gestazione a Roma Palazzo d’Orleans potesse anche saltare la fase della gara.
Resta il problema di gestire l’emergenza da qui ai prossimi anni, con discariche quasi all’osso e un piano parallelo di altri impianti pubblici che va realizzato più velocemente dei termovalorizzatori per favorire la differenziata e diminuire quanto più possibile la quantità di rifiuti da spedire all’estero.

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