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Le mani sui profitti dello stadio e il patto tra le curve di Milan e Inter nato negli anni Ottanta

Il patto di non belligeranza tra le tifoserie di Inter e Milan, in vigore dall’inizio degli anni Ottanta, non sarebbe stata una prova di 'rispetto civilè tra le due tifoserie cittadine ma un legame finalizzato a coltivare comuni e illeciti interessi economici. Lo scrive il gip Domenico Santoro che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare: «Il patto di non belligeranza fra le due tifoserie organizzate, a prima vista connesso a una tranquilla gestione della vita di stadio ma, a ben vedere, è caratterizzato da legami fra gli apicali esponenti delle curve al fine di conseguire profitto, in un contesto in cui la passione sportiva appare mero pretesto per governare sinergicamente ogni possibile introito che la passione sportiva vera, quella dei tifosi di calcio, genera». Anche questo aspetto sarebbe da inserire «in un contesto che rivela l’uso di metodi violenti non solo per la risoluzione di controversie direttamente afferenti a questioni di tifo ma anche per quella di vicende connesse a ulteriori affari illeciti, quando non di rilievo esclusivamente personale; sono vicende in cui, cioè, l’appartenenza al mondo ultras viene elevata ad ostentazione di forza, foriera non solo di visibilità (ad esempio mediante l’inserimento con funzioni di guardia del corpo di noti personaggi) ma anche di ulteriori introiti».

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