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Rifiuti in Sicilia, si accelera per i termovalorizzatori

Via libera in Senato all’emendamento inserito nel decreto Omnibus. Ma ora gli ambientalisti chiedono la revoca al Consiglio di Stato

Entro ottobre i bandi per i termovalorizzatori

Renato Schifani ha da ieri poteri ancora maggiori per accorciare i tempi di realizzazione dei termovalorizzartori. Il voto andato in scena in una insolita domenica di lavoro in commissione Bilancio al Senato consegna al presidente della Regione gli stessi ampi margini di manovra che erano stati assegnati un paio di anni fa al sindaco di Roma, Roberto Gueltieri.
Il decreto Omnibus, che contiene l’emendamento approvato ieri sui poteri di Schifani, verrà varato domani col voto di fiducia. Dunque è impossibile che la norma subisca modifiche. Inutili tutti i tentativi fatti soprattutto dai 5 Stelle fino a ieri per evitare che la figura di commissario straordinario, che il presidente della Regione incarna già da febbraio, potesse essere perfino rafforzata. E adesso le speranze dell’opposizione di frenare il presidente nella corsa ai termovalorizzatori sono affidate solo a un ricorso già presentato dalle associazioni ambientaliste al Consiglio di Stato per revocare i poteri commissariali.
Ma andiamo con ordine. Il testo approvato ieri è frutto di un accordo che lo stesso Schifani ha chiuso una settimana fa a Roma con i leader del centrodestra. È una mossa che il presidente ha ritenuto indispensabile per accelerare la realizzazione dei due termovalorizzatori previsti a Palermo e Catania: il ruolo di commissario già assegnatogli a febbraio gli consentiva di accelerare la fase preparatoria, legata soprattutto all’approvazione del piano rifiuti. Ma, ora che quest’ultimo è ormai in dirittura d’arrivo (sarà varato entro ottobre), si pone il problema di svolgere velocemente le gare.
Da qui l’emendamento che amplia i poteri di commissario per i rifiuti: «Per assicurare celerità al completamento della rete impiantistica integrata», si legge nel testo, sono concesse deroghe al codice dei contratti.
Le deroghe - ha fatto sapere ieri Palazzo d’Orleans per neutralizzare le polemiche - non riguardano il diritto europeo dei contratti pubblici, che è vincolante per la celebrazione delle gare. E neppure le misure antimafia sono derogabili. Tra l’altro - è l’analisi del presidente - il fatto che la Regione preveda di utilizzare 800 milioni di fondi Fsc per realizzare i due impianti esclude che si possa non fare una gara visto che questa per assegnare fondi extraregionali è sempre obbligatoria.
Schifani potrà, in estrema sintesi, tagliare i tempi di alcuni passaggi amministrativi e accelerare la fase di progettazione. Non a caso ieri il presidente ha annunciato che rispetto alla tabella di marcia già stilata nei giorni scorsi - che prevede la posa della prima pietra all’inizio del 2026 e la gara per la progettazione la prossima primavera - si potrebbe avviare i lavori anche qualche mese prima.
Si vedrà. Intanto il voto di ieri al Senato è un segnale politico che Schifani ieri ha evidenziato: «Ringrazio il governo nazionale per questa norma che mi consente di accelerare ancora di più l’iter per dare ai siciliani i due termovalorizzatori che ci permetteranno di uscire dall’emergenza».
Ma proprio il presupposto dell’emergenza è quello che Legambiente, Wwf e Zero Waste Sicilia hanno messo nel mirino nel ricorso al Consiglio di Stato per ottenere l’annullamento di tutti i poteri speciali conferiti a Schifani, anche quelli del febbraio scorso. Il ricorso, preparato dall’avvocato esperto in materie ambientali ed ex deputato grillino Giampiero Trizzino, punta a ottenere la revoca perché le norme che hanno consegnato a Schifani il ruolo di commissario «non soltanto non fanno alcuna menzione circa una possibile situazione di emergenza del sistema integrato dei rifiuti della Regione tale da giustificare il ricorso a poteri straordinari ma, di più, non garantiscono un quadro definito circa i poteri derogatori, lasciando ampi e pericolosi margini discrezionali al commissario straordinario all’interno di una cornice temporale assolutamente non in linea con le previsioni dell’articolo 5 della Legge 24 febbraio 1992 n. 225 e dell’articolo 191 del Codice dell’ambiente». La stessa redazione del piano rifiuti, senza il quale non possono essere realizzati i termovalorizzatori, è per le associazioni ambientaliste in atto di gestione ordinaria che non legittima la nomina di un commissario.
Il ministero dell’Ambiente sta però contestando nel merito tute le obiezioni degli ambientalisti.

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