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La Regione siciliana apre un’altra “pattumiera”. Rivolta dei sindaci

Lentini, via libera a una nuova discarica. Sicilia ostaggio di un sistema dal quale sono emersi più volte interessi criminali

«Si esprime giudizio positivo di compatibilità ambientale (…) per il “Progetto di una discarica per rifiuti non pericolosi da realizzarsi in contrada Scalpello nel Comune di Lentini”, (…) proponente ditta Gesac Srl, a condizione che quest’ultima ottemperi al quadro prescrittivo». Il decreto firmato dall’assessore regionale al territorio e ambiente, Giusi Savarino, non lascia spazio ad interpretazioni. La Regione autorizza la discarica nel territorio in provincia di Siracusa. A proporla è la Gesac, Gestione servizi ambientali Catania, Srl di Agata Leonardi, alla quale è subentrato Salvatore Virgillito, presidente del consiglio di amministrazione giudiziaria. Anche la Gesac faceva parte delle società della famiglia Leonardi, proprietaria anche della Sicula Trasporti. Tutte società finite in amministrazione giudiziaria dopo l’inchiesta del 2020 su associazione per delinquere, traffico di rifiuti, corruzione, frode.
La discarica ha un’estensione catastale complessiva di circa 21 ettari e l’investimento è di quasi 63 milioni di euro. Nel decreto anche le 129 pagine del parere della Commissione tecnica specialistica per le autorizzazioni ambientali e i pareri della conferenza di servizio: negativo del Libero Consorzio comunale, del Dipartimento regionale urbanistica, del comune di Carlentini, del Comune di Lentini che in una nota aggiuntiva ribadisce «l'incompatibilità con gli strumenti di pianificazione; la non sufficiente valutazione degli impatti sanitari». Con parere positivo dell’Asp di Siracusa che rileva «l'analisi ambientale e sanitaria fa emergere un impatto aggiuntivo di notevole entità, però poco significativo rispetto all'alternativa zero di non realizzare la discarica».
I sindaci dei comuni di Lentini e Carlentini, Rosario Lo Faro e Giuseppe Stefio, hanno preannunciato che conferiranno incarico legale per ottenere «l’annullamento del nefasto decreto». 

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