
Nei prossimi giorni ogni dipendente che ha ferie arretrate verrà raggiunto da una diffida del dirigente dell’ufficio che gli imporrà di smaltire tutto entro qualche mese. Pena la perdita di tutti i giorni non goduti. Né sarà possibile monetizzare, cioè chiedere l’equivalente in denaro dei riposo non effettuati.
Una circolare di due paginette ha scosso la quiete degli uffici regionali e messo in allarme i sindacati. Anche se, va detto, il testo spedito dal capo del Personale Carmen Madonia a tutti i dipartimenti mira solo ad applicare un nuovo orientamento della giurisprudenza comunitaria e, in definitiva, a evitare ipotesi di danno erariale per i dirigenti che non hanno pianificato l’azzeramento delle ferie arretrate per i dipendenti che così potrebbero maturare il diritto a monetizzare. In estrema sintesi, ogni dirigente generale, e a cascata quelli intermedi, dovranno predisporre un piano di smaltimento delle ferie arretrate che dovrà concludersi entro la fine dell’anno o i primi mesi del 2025. La circolare non fissa una data precisa ma è perentoria su un punto: «Il dirigente generale avrà l’onere di invitare formalmente il dipendente alla fruizione delle ferie residue, assegnando un termine di scadenza in aderenza alle previsioni contrattuali, con l’espresso avvertimento che in caso di inerzia le ferie maturate e non fruite andranno perse né si darà luogo alla corresponsione delle indennità sostitutive».
In realtà una legge nazionale del 2012 prevedeva già - con alcune eccezioni - che le ferie non godute non possono essere monetizzate. Ma una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea ha in parte bocciato questa legge introducendo un principio che può costare caro: se chiede di monetizzare le ferie arretrate, il dipendente non ha l’onere di dimostrare che non ha potuto goderne per sua colpa ma tocca all’amministrazione provare di aver fatto di tutto per fargliele fruire. «Da qui l’ipotesi di danno erariale in cui potrebbero incorrere i dirigenti - rileva Dario Matranga del Cobas Codir - che è evidentemente alla base di questa circolare non concordata con i sindacati».
La circolare prevede anche che ogni dirigente monitori la tendenza ad accumulare ferie arretrate. Perché in questo momento neanche l’assessorato alla Funzione pubblica, guidato da Andrea Messina, ha un quadro dettagliato del “tesoretto” in mano a ciascun dipendente. I sindacati hanno invece il termometro della situazione. E secondo la Uil i dati non sono così allarmanti come la circolare lascia temere: «Esistono casi di dipendenti che possono vantare 40, a volte anche 50 giorni, di ferie arretrate - illustra Gianni Borrelli della Uil Fpl - ma la media dei dipendenti non va oltre le due o tre settimane. E comunque i casi maggiori riguardano personale con ruoli particolari, come quello che svolge turnazioni. Penso a forestali e guardiani delle dighe e dei beni culturali. E poi ancora il personale degli uffici di gabinetto che ha esigenze lavorative diverse dagli altri dipendenti. Ma non stiamo parlando di numeri che legittimano un piano straordinario di ferie. Tra l’altro, non concordato con i sindacati». E tuttavia il piano straordinario ci sarà. E avrà due step: per le ferie del 2024 verrà ribadito l’obbligo, previsto dal contratto, di smaltirle entro il settembre del 2025 (dicembre per i dirigenti). Mentre per le ferie risalenti al 2023 o perfino agli anni precedenti non c’è un termine (quello contrattuale è già scaduto) e toccherà al dirigente di ogni ufficio pianificare lo smaltimento. Il tutto viaggerà insieme alla diffida. Non a caso allegata alla circolare c’è una lettera-tipo di diffida in cui è previsto che la fruizione delle ferie arretrate deve essere concordata e contemperare le esigenze di servizio di ogni ufficio. Ma se questo non accadrà «le ferie maturate e non fruite saranno perse, né si provvederà alla corresponsione di trattamenti economici sostitutivi».
1 Commento
Ermenegildo
04/10/2024 21:24
Ero in ferie e sono stato richiamato in servizio. Cosa dice a tal proposito la Corte di Giustizia europea?